Sei stanco di cattivi idioti che combattono sempre fino alla morte come i nemici in un videogioco? Dei delinquenti che sparano ai poliziotti e rischiano di morire per evitare due mesi di carcere? Ecco come scrivere in modo realistico uno dei cattivi più frequenti delle storie crime: lo spacciatore dei mercati aperti.
Indice dell'articolo
Spacciatori cattivi e spacciatori stupidi
Gli spacciatori, nelle storie di crimine, sono tra i cattivi più frequenti. Per molti autori è utile avere dei cattivi che creino poca empatia e possano essere puniti dal protagonista senza troppi pensieri. E molti spacciatori della narrativa sono cattivi, privi di personalità, e senza scrupoli. E molto stupidi. L’ultima caratteristica è quello che li distingue da molti spacciatori del mondo reale.
E per avere una storia emozionante, credo che sia sempre bene sapere come funzionano le cose nella realtà, per sfruttarle e far contenti i lettori rompiballe, o per sovvertirle in modo consapevole, senza dover utilizzare personaggi che si comportano in modo insensato.
La vendita di sostanze illecite è un mercato enorme, come quello del pane: coinvolge contadini, operai più o meno specializzati, grossisti di vario livello fino ai venditori al dettaglio, manager e tizi addetti al trasporto e alla sicurezza. Senza contare persone che si occupano di questioni legali, di mantenere buone relazioni politiche, di pagare i sottoposti, di ripulire i soldi e investirli. È un mondo di dimensioni demenziali e trattarlo tutto nel dettaglio richiederebbe un saggio lungo come dieci Signori degli Anelli.
In questo post ci occuperemo principalmente della vendita al dettaglio, e di uno dei due principali tipi di mercato di droga, e di come sfruttare tutte queste belle cose per scrivere una storia memorabile e verosimile.
Prima di cominciare, la premessa di rito. Magari vuoi scrivere il nuovo Arma Letale, con spacciatori bersaglio per le scene d’azione, come gli stormtrooper di Guerre stellari. Se è quello che ti piace, va benissimo: è pieno di storie di successo che hanno seguito questa via. Ma se sei su questo blog immagino che tu sia incuriosito dalle vere vicende dei criminali. E conoscere i dettagli veri darà una marcia in più alla tua storia, a prescindere dall’atmosfera che hai scelto.
Disclaimer
Iniziamo con un po’ di definizioni, perché lo spaccio, come molti argomenti tabù, galleggia in una zona strana della nostra immaginazione. E sapere di cosa stiamo parlando, oltre che avere qualche dato concreto, per quanto parziale, è una cosa fondamentale per capire l’argomento.
Per droga, in questo post, intendiamo sostanze sballose e illegali. Non è una definizione molto scientifica, ma ci evita di parlare di baristi o gente che va a funghi e si intossica per sbaglio.
Per vendita al dettaglio, invece, intendiamo la vendita di droga finalizzata al consumo. Certo, un drogatello pieno di soldi potrebbe fare un grande acquisto, prenderla per sé e qualche amico. Ma parliamo comunque di piccole quantità: non sufficienti a rivendere la droga acquistata come se fosse un lavoro.
Nei film gli spacciatori sono spesso affiliati al crimine organizzato. Nella realtà non è sempre così, quindi vedremo anche le differenze tra gli spacciatori affiliati al crimine organizzato e quelli “disorganizzati”.
E per finire un disclaimer. Le informazioni che scrivo sono state prese perlopiù da saggi scritti basandosi su dati raccolti in America. Si possono applicare a gran parte del mondo occidentale, sotto molti punti di vista, ma ci sono comunque delle differenze con l’Italia. In particolare l’architettura urbanistica e la viabilità in America sono molto diverse dalle nostre che, per semplificare molto, devono tener conto di 2000 e rotti anni di rovine ed edifici antichi.
Il risultato è che in America (ma anche in Australia) i confini dei vari quartieri (e dei mercati di droga) tendono ad essere più marcati. In ogni caso anche le nostre grandi città hanno quartieri con mercati aperti e, anche se con confini più blandi, si comportano più o meno come quelli americani.
Tutte queste chiacchiere anche per ricordare l’ovvio: questo è un post di un blog di narrativa criminale. Se sei un poliziotto che cerca informazioni su come risolvere il problema dello spaccio nel tuo quartiere, ti ringrazio per la fiducia, ma ti consiglio di leggere per intero le fonti linkate. Se invece sei uno spacciatore che vuole imparare ad aprire un mercato aperto tipo Gomorra, ti spoilero il finale: la maggior parte degli spacciatori di strada viene arrestato. Più volte.
I due mercati
Secondo i bravi ricercatori dell’Università dell’Arizona (ma diversi esperti e poliziotti concordano su questo, usando a volte nomi diversi) ci sono due tipi principali di mercato per la vendita di droga al dettaglio. Mercati aperti e mercati chiusi.
Prendendo la definizione alla lettera, i mercati aperti sono all’aperto e quelli chiusi al chiuso. Non è proprio così semplice, come vedremo, ma è un buon inizio per capire le differenze principali. Se lo spaccio avviene all’aperto, sotto gli occhi di tutti, probabilmente è gestito da qualcuno o qualcosa con un certo potere (o da un idiota totale, ma in quel caso il mercato viene smantellato abbastanza velocemente), ha un sacco di clienti, molti dei quali sconosciuti ai venditori, e ha un alto potenziale di generare problemi di ordine pubblico.
La vendita al dettaglio al chiuso, tipicamente, è qualcosa di più piccolo, con meno clienti che però sono tutti conosciuti di persona dal venditore, e che attira meno l’attenzione della cittadinanza e delle forze dell’ordine.
Quindi i mercati aperti sono pericolosi e quelli chiusi no? Secondo diversi ufficiali inglesi e americani, trasformare attraverso arresti e operazioni di polizia un mercato aperto in un mercato chiuso si può considerare un notevole trionfo per l’ordine e la sicurezza della città. Quindi, in linea di massima un mercato chiuso è meno pericoloso di un mercato aperto (tranne quando non è così, ma ci arriviamo più avanti…).
Dove sono i cattivi?
Quando vediamo gli spacciatori cattivi che sparano nei film polizieschi o d’azione, ci troviamo quasi sempre in mercati aperti. È abbastanza intuitivo: una zona con una mercato aperto si riempirà dei delinquenti che aiutano lo spacciatore e di tossici che si drogano o commettono furti e rapine per pagarsi la dose.
Uno spacciatore che lavora all’aperto, inoltre, ha più possibilità di diventare vittima di una rapina rispetto a uno che lavora al chiuso. E, dato che se gli rubano la droga non può chiamare la polizia, è più probabile che abbia qualche forma di “sicurezza” (brutti ceffi che lo affiancano e/o armi), che si traduce in minore sicurezza per tutti gli altri.
Riguardo la clientela, uno può pensare che anche i tossici che vanno a un mercato chiuso possono commettere furti e altri reati. Il che è anche vero, ma la differenza sostanziale è nella quantità. Un mercato chiuso vende solo a clienti conosciuti, che saranno comunque pochi, una briciola rispetto al giro di tossici che si può creare attorno a un mercato aperto.
Economia e legge
Al di là delle caratteristiche esterne, però, soprattutto quando scriviamo una storia che vuole essere quantomeno verosimile, dobbiamo tener conto che gli spacciatori fanno quello che fanno per guadagnare, preferibilmente rischiando il meno possibile. Quello che faranno e non faranno, quindi, dipenderà in larghissima parte dalla legge del posto dove operano e da quanto venga fatta rispettare.
Se stai scrivendo una storia dal contenuto realistico è una buona idea conoscere almeno a livello basilare le politiche in materia di droga e vendita di stupefacenti dell’ambientazione che hai scelto, assieme a una manciata di articoli di cronaca per capire se le cose stanno così solo in teoria o anche in pratica.
In molti paesi occidentali i delinquenti tendono ad andare cauti con la polizia (è relativamente improbabile che inizino a sparare a un poliziotto, se magari l’alternativa è farsi qualche mese di carcere). Ma non è così dappertutto: in paesi dove le istituzioni sono più deboli e il crimine organizzato più forte, la polizia rischia di più (o magari evita del tutto di pattugliare le zone brutte e non rischia nulla). In paesi con dittature e istituzioni fortissime, la polizia tende ad essere più pericolosa, e i criminali più discreti (ma riescono comunque a vendere tantissima droga, e ad essere molto pericolosi: se il rischio, invece del carcere, è una condanna a morte, sei più ben disposto a usare la violenza per non farti beccare).
Se vuoi inventare un mondo fantasy o fantascientifico, dovrai comunque studiare le politiche sulla droga del mondo reale per farti un’idea e trovare qualcosa che ti ispiri. Cerca di rispondere a queste domande mentre elabori il tuo mondo.
Quanto potere ha la polizia? Possono arrestare qualcuno anche solo per sospetti? Possono giustiziare la gente sul posto? Hanno molti fondi, o sono squattrinati? Quanta corruzione c’è?
Che pene sono previste per gli spacciatori? Per i tossici? Che diritti hanno se vengono beccati o fermati? Che vie legali hanno per farla franca?
I mercati aperti
Ma ora che abbiamo visti alcune caratteristiche generali, dobbiamo tener conto che non tutti i mercati aperti sono uguali. Uno studente fattone che vende nella piazza davanti all’università, è diverso da un gruppetto di delinquenti che vendono in un parco di notte, che a sua volta è diverso da una cosca di spacciatori al soldo del crimine organizzato che vendono in un palazzo occupato nel centro di una città. Gli studiosi hanno fatto delle classificazioni dettagliatissime dei vari tipi di mercati aperti. Per amore di sintesi, vediamo quali sono le differenze principali che ci possono essere più utili quando scriviamo una storia.
Location
La prima domanda è: il mercato aperto è davvero all’aperto? Edifici abbandonati o lasciati alla rovina possono diventare delle ottime basi per mercati aperti. Zone prive di controllo, dimenticate dalle istituzioni, ma che offrono un po’ di privacy e di riparo. Questi mercati, come le piazze, sono aperti al pubblico e tutti possono entrare a comprare.
E, anche se ci troviamo all’aperto, la location resta comunque un fattore rilevante (è un posto collegato ad arterie del traffico? Ha dei vantaggi strategici per lo spaccio come vegetazione per nascondere la droga o telefoni pubblici per comunicare in modo discreto?). Un edificio abbandonato nelle vicinanze della piazza di spaccio può diventare il riparo dove i tossici vanno a drogarsi comprata la loro dose, può servire da magazzino per le scorte di droga, o addirittura da laboratorio per produrla e tagliarla.
Quando si studia la location di un mercato aperto, viene praticamente sempre fuori che si trova in una zona povera, con alta disoccupazione e presenza di edifici abbandonati (il che ha senso: in una storia una fabbrica chiusa in una zona povera rappresenta tutti e tre tre i problemi ed è uno sfondo perfetto per un’avventura di questo genere).
Ma ovviamente non è sempre così. Luoghi di ritrovo per giovani, a volte, possono contenere mercati aperti più o meno piccoli, popolati da più spacciatori concorrenti.
I mercati pubblici
Abbiamo parlato di spacciatori che occupano quasi militarmente del suolo pubblico per vendere la droga. Ma non è sempre così con i mercati aperti. Esistono vendite al pubblico che cercano di essere più discrete e tollerano la concorrenza. Alcuni studiosi li mettono in una categoria a parte, quella dei mercati pubblici.
Discoteche, piazze dove escono molti giovani, concerti e luoghi del genere possono ospitare spacciatori che cercano di vendere droga al dettaglio in pubblico, a clienti sconosciuti. Ma questi posti rimangono luoghi di ritrovo a prescindere dalla droga (a differenza della fabbrica abbandonata e occupata dalla mafia nigeriana, dove ci sono davvero poche ragioni non connesse alla droga per andarci).
Questi mercati hanno caratteristiche miste tra l’aperto e il chiuso. Perché, nonostante si rivolgano a tutti, sono meno consistenti (non è detto che gli stessi delinquenti occupino sempre lo stesso posto. Nel caso di eventi di ritrovo, come concerti, sarebbe molto difficile). I numeri, sia degli aiutanti dello spacciatore che dei clienti, tendono ad abbassarsi. E, in linea di massima, anche il rischio di violenza.
Un’altra caratteristica è che, invece di contenere uno spacciatore o un insieme di spacciatori tutti riconducibili allo stesso gruppo criminale e spesso organizzati in modo gerarchico, nei mercati pubblici possono trovarsi diversi spacciatori indipendenti l’uno dall’altro ma che convivono in modo relativamente pacifico (vuol dire che capitano episodi violenti solo ogni tanto, non che non succedono mai).
I mercati aperti veri e propri sono consistenti per lunghi periodi di tempo, con tutti i problemi connessi, e sono gestiti da una singola forza. Ovviamente la differenza non è sempre rigidissima: esistono mercati al limite tra le due categorie.
L’evoluzione di un mercato
Secondo gli esperti ci sono quattro stadi di un mercato aperto. Tipicamente, col passare del tempo, un mercato può diventare più o meno organizzato, in base agli affari e alla risposta della polizia. Vediamo il corso più tipico.
- Un mercato aperto nasce più o meno sempre come disorganizzato (tranne quando una grande gang non decide di occupare un nuovo mercato e lo organizza bene sin da subito). Diversi spacciatori indipendenti vendono in prima persona, spesso senza aiutanti, come in un mercato pubblico. Possono crearsi frizioni, ma anche alleanze o regole blande (divisione della piazza tra gli spacciatori, acquisti di rifornimenti in comune per risparmiare).
- Se il mercato decolla e tramite alleanze o violenza, si crea una gang comune, il mercato diventa un po’ più organizzato. Gli esperti americani in questo caso parlano di “famiglia” anche perché spesso gli spacciatori che si alleano e si organizzano sono parenti, e quindi meno propensi a spararsi in faccia per evitare imbarazzo durante le cene di famiglia.
- Se una famiglia allarga il giro di affari avrà bisogno di avere tantissimi parenti. O più probabilmente di assumere qualcuno al di fuori della famiglia. In questo modo nasce una vera e propria gang, con una cultura criminale (regole, tabù, privilegi) specifica.
- Una gang, infine, può crescere fino a diventare una vera e propria organizzazione, una “corporazione” come la chiamano gli americani. I mafiosi cattivi dei fumetti e dei film d’azione, di solito, sono a capo di una struttura del genere.
Tolto il primo (e in parte il secondo) tipo di mercato, parliamo di organizzazioni con decine e decine di persone all’interno. Tipicamente chi vende per strada è l’ultima ruota del carro (con la possibile eccezione dei tipi deputati alla sicurezza del mercato: quelli armati). Non è raro che siano tossici che lavorano per la gang per pagarsi la droga. Ma, al di là dei vizi, spesso sono persone pagate poco. E questo, come vedremo, ha delle conseguenze.
Mercati aperti violenti: gli spacciatori sparano
Un’altra domanda fondamentale da farsi è: quanto sono violenti? Anche qui possiamo andare da una comune di spacciatori hippy pacifisti, a una gang sudamericana che vende con il mitra stretto tra le mani.
Di nuovo le leggi e la presenza delle istituzioni sono un fattore determinante qui. In una zona dove la presenza criminale è così potente da scoraggiare operazioni di polizia, gli spacciatori possono girare con le armi strette in pugno. E le useranno senza farsi troppi problemi.
Ma in tutti gli altri casi (che costituiscono la stragrande maggioranza, in Europa e America) prenderanno delle precauzioni. È giusto difendere la propria droga e i soldi dai possibili ladri, ma seminare cadaveri in giro porta solo problemi, come visibilità, polizia e arresti. Questo senza contare che una persona sana di mente, anche se criminale, non è proprio desiderosa di trovarsi in uno scontro a fuoco e rischiare di morire senza un’ottima ragione (o una buona paga).
Usare le armi come deterrente per minacciare qualcuno, invece di sparargli, sarà il tipo di violenza che andrà per la maggiore. In base alle leggi, gli spacciatori potrebbero non portare le armi addosso, ma occultarle in un posto vicino a dove vendono, dove sia facile da recuperare al volo: ad esempio sotto a un cespuglio, dietro la finestra rotta di una casa abbandonata, o cose simili. Se arriva la polizia, il fatto di non avere armi addosso può costituire un vantaggio secondo le leggi di alcuni paesi. Le armi più frequenti saranno, quindi, quelle piccole e facilmente occultabili: coltelli e pistole, piuttosto che fucili mitragliatori.
Mercati aperti violenti: gli spacciatori non possono sparare
Molta della violenza, però, avviene senza armi. Un tossico che prova a fregare una dose probabilmente non viene giustiziato nella pubblica via. Ma magari massacrato di botte pubblicamente per “dare un messaggio” sì. Stessa cosa per chi curiosa o parla troppo, per sottoposti disobbedienti, e per eventuali altri spacciatori che provano ad aprire un mercato nella stessa zona.
Se vuoi inventarti una gang super cattiva che uccide chiunque gli faccia un minimo sgarbo e si lascia dietro una decina di cadaveri al giorno senza farsi arrestare, valuta di farla operare in una zona veramente orribile, alla Mad Max.
Oltre alla violenza legata alla “sicurezza”, un mercato aperto può portare un sacco di altri episodi violenti. I tossici che rubano per pagarsi la droga la droga sono un esempio lampante. Ma attorno al mercato possono crearsi episodi di molestie e bullismo sulla popolazione locale e sui passanti: meno forte sarà la presenza della polizia, meno problemi si faranno gli stronzi ad attirare l’attenzione.
Tipicamente un mercato aperto fa anche aumentare la prostituzione e gli atti di vandalismo, anche se qui possono esserci differenze più forti in base al tipo di mercato (in una fabbrica abbandonata non frega praticamente niente a nessuno del vandalismo; e nei rari mercati aperti in zone più ricche o comunque con una presenza delle istituzioni più forte, è più improbabile che vadano a lavorarci prostitute).
Dinamiche di vendita
Abbiamo visto che raramente uno spacciatore si tiene un’arma addosso senza licenza. Ma la droga? Anche qui le dinamiche cambiano in base al mercato e alla presenza della polizia. Senza istituzioni e controlli gli spacciatori possono tenere la droga addosso, o anche esposta su un banchetto. Ma in luoghi che, per quanto criminali, non sono stati completamente abbandonati dalla polizia, gli spacciatori prenderanno le loro solite precauzioni.
Tipicamente un mercato aperto non viene gestito da una singola persona. Un mercato aperto grande e prospero, può dare lavoro a qualche decina di persone. Ogni ruolo nel mercato ha un nome diverso, ma ovviamente cambiano molto nella geografia e nel tempo (non esiste una convenzione mondiale degli spacciatori che decida gli standard per tutto il mondo, finora). Se ti inventi una storia, soprattutto in ambientazioni fantasy o fantascientifiche, può essere una buona idea inventarne di originali.
L’organigramma di un mercato aperto
Vediamo i principali ruoli e i nomi più comuni per designarli.
- Gli strilloni sono il marketing. In zone con poca polizia, è possibile strillare come al mercato vantando prodotti squisiti o prezzi stracciati per attirare i clienti. Gli strilloni fanno questo e quando qualcuno si avvicina lo mandano dallo spacciatore. Nel caso di grandi mercati, possono anche andare in giro per i posti derelitti della città e indirizzare i tossici al proprio mercato. Nei mercati più piccoli il venditore fa anche da strillone.
- Il venditore è il tipo che prende le ordinazioni e, spesso, anche i soldi. Se il mercato è consistente, è probabile che in venditore non abbia la droga per evitare casini con polizia o eventuali rapinatori. Incassati i soldi farà un cenno al ragazzo delle consegne.
- Il ragazzo delle consegne è il tipo con la droga. Comunica a distanza (segni, o magari un altro complice che fa da messaggero) con il venditore e si trova nello stesso posto ma a distanza di sicurezza (il lato opposto della piazza, in fondo alla via prima dell’incrocio). Ricevuto l’ordine dallo spacciatore, consegna al cliente quello che ha comprato e tanti saluti.
- Il ragazzo delle consegne, in un mercato grosso, con dei magazzini, non terrà tutta la droga addosso (o vicino a sé in generale) ma solo quella per le prossime vendite. Qualcuno potrebbe fare da staffetta tra il magazzino e lui per rifornirlo quando serve. E ovviamente qualcuno resterà al magazzino a tenere tutto d’occhio. Il magazzino potrebbe anche essere spostato periodicamente, per rendere più difficile rintracciarlo.
- Per finire potrebbero esserci persone armate, specializzate nella sicurezza (soprattutto se la zona è pericolosa, contesa con altre gang), e un gruppo numeroso di sentinelle: ragazzini ai vari ingressi del mercato che segnalano quando si avvicina un cliente, uno sconosciuto, o un poliziotto.
Che droga o droghe vengono vendute?
Questa paradossalmente è la variabile meno importante per scrivere degli spacciatori realistici. La risposta è qualunque sia la droga che, in base alle possibilità dello spacciatore, sia più redditizia. È vero che un cocainomane in crisi di astinenza è disposto sicuramente a fare di peggio rispetto a un fumatore d’erba in astinenza. Ma se parliamo di mercati aperti probabilmente l’erba potrebbe non essere la scelta vincente perché non permette gli stessi guadagni, è più difficile da tagliare, e dà meno dipendenza (e, come sapranno gli esperti di marketing, fidelizzare il cliente è importantissimo).
Quindi, al di là della potenza, le droghe che danno poca dipendenza (lsd e funghi allucinogeni, ad esempio), per quanto possano essere un prodotto disponibile, non saranno il cavallo di battaglia con cui fare soldi col mercato aperto. Il che ha senso, visto che un tossico che vuole procurarsi una droga, se non prova dolori fisici o mentali troppo forti, non ha voglia di entrare in una brutta zona piena di delinquenti armati, quando può aspettare il giorno dopo e andare dal tipo che conosce, in casa sua.
Il che ci lascia eroina, cocaina e i loro derivati, e una manciata di droghe chimiche meno conosciute la cui disponibilità varia molto da posto a posto.
Il mercato e la popolazione locale
Sradicare un mercato aperto è difficile. Gli spacciatori sono pagati poco e spesso incompetenti, ma sono facilmente sostituibili in quasi tutti i ruoli che abbiamo visto (con la parziale eccezione dei tipi deputati alla sicurezza: addestrarli e armarli costa un po’ di più). Ogni spacciatore di strada fermato o arrestato verrà sostituito da un altro giovane disoccupato senza soldi della zona.
Ma se i nostri spacciatori stanno facendo le cose per bene, sarà addirittura difficile arrestarli per spaccio per caso, passando di lì e vedendo che vendono. Le sentinelle ci sono per questo.
Ma anche le forze dell’ordine, in linea di massima, non sono costituite da idioti e hanno i loro metodi per scoprire mercati del genere. Il primo è la denuncia.
Il rapporto tra gli spacciatori e la popolazione non criminale del mercato è fondamentale. Perché la gente per bene non si oppone sempre ai mercati aperti. Banalmente potrebbero aver paura di vendette o altre ripercussioni spiacevoli (far incazzare un gruppo di delinquenti armati non è una grande idea). O magari, per varie ragioni sociali ed economiche, non hanno problemi ad avere spacciatori sotto casa. Magari è un mercato che dà lavoro a loro parenti e gli porta il pane sulla tavola.
E la polizia?
In ogni caso, quando la polizia riceve delle segnalazioni su un mercato aperto agirà in diversi modi in base alla gravità della situazione e alle sue risorse economiche (questo escludendo corruzione o situazioni terrificanti in stile Narcos). Banalmente pattugliare spesso la zona a volte basta per scoraggiare i clienti a bivaccare o drogarsi in zona e magari a trasformare il mercato aperto in un mercato chiuso.
Se hanno più risorse possono iniziare indagini che vanno da foto, a intercettazioni, ad arresti, fino a mandare agenti che si fingono clienti per comprare la droga. E qui abbiamo già un problema. Se la polizia vuole fare operazioni del genere avrà bisogno di molte auto e uomini. Gli spacciatori, se non sono rincoglioniti, baderanno al fatto che passano sempre le stesse persone o la stessa auto con la targa uguale. Operazioni del genere costano parecchio in termini di tempo e denaro.
In alcuni paesi vengono effettuate anche operazioni del genere per arrestare i compratori, con poliziotti che si fingono spacciatori. È una pratica che però in molti paesi è illegale, e porta spesso a un sacco di cazzi in sede di processo.
In linea di massima, comunque, le operazioni che hanno più successo nell’eradicare un mercato aperto da una determinata zona, integrano azioni di polizia con altri tipi di interventi sociali ed economici (riqualificazione dell’area, qualunque cosa che porti lavoro non criminale). Questo senza contare che molti mercati aperti, quando la situazione si fa troppo scottante, si limitano a spostarsi in un’altra zona invece di chiudere.
I clienti
I comportamenti dei clienti dei mercati aperti, tanto per cambiare, possono variare per un sacco di ragioni. Vediamo qualche tendenza di massima. Sappiamo già che i mercati aperti tendono a vendere droghe pesanti che diano una forte dipendenza, e che sono aperti a tutti.
Il cliente potrà essere un tossico senzatetto, come un ragazzo di buona famiglia che viene in macchina dai quartieri buoni della città. In linea di massima non farà grandi acquisti: probabilmente perché non ha troppi soldi, ma comunque la maggior parte dei mercati aperti non offre grandi quantità al singolo.
Per acquisti di prodotti particolari, o di quantità notevoli (non necessariamente per rivendere, anche per farsi una bella scorta personale, come Louis Armstrong!) tipicamente ci si rivolge a un tipo di mercato diverso. Quello chiuso.
I mercati chiusi
I mercati chiusi sono vari tanto quanto quelli aperti, ma visto che c’entrano un po’ meno col genere di cattivi che ci interessa scrivere, li vedremo più velocemente. Come detto, si rivolgono a una clientela più limitata. Spesso si trovano in appartamenti o in zone abitate e, di solito, è nell’interesse dello spacciatore non attirare troppo l’attenzione dei vicini. A volte lo spacciatore ha anche un lavoro regolare oltre a vedere droga.
Il marcati chiusi possono vendere con facilità grandi quantità di droga, visto che offrono l’ambiente dove tenere gli strumenti necessari (bilance, pacchetti) e utilizzarli per fare scambi notevoli. Allo stesso modo è più probabile che offrano una varietà maggiore di prodotti (alcune droghe vanno conservate al freddo e, in una casa, possono essere tenute in frigorifero).
Meno clienti e più selezione di solito porta a un notevole abbassamento della violenza e dei crimini accessori in generale. Come abbiamo visto, in molte città trasformare un mercato aperto in un mercato chiuso è considerato un trionfo dalla polizia. Ma dobbiamo ricordarci che i mercati cambiano in base al contesto. E lasciando da parte gli spacciatori insospettabili con clienti insospettabili, vediamo i mercati chiusi più adeguati a darci dei cattivoni armati e pericolosi.
Alcuni mercati chiusi si sviluppano in edifici con giro di prostituzione e gioco d’azzardo, e allo stesso modo, prostituzione e a azzardo possono richiamare la nascita di un mercato chiuso. Molte prostitute che operano vicino ai mercati chiusi sono tossicodipendenti e gli introiti del loro lavoro servono a finanziare gli acquisti.
In situazioni del genere è più facile che accadano episodi di violenza e di crimini in generale, come nei mercati aperti. Un palazzo dove si pratica sempre più crimine può allontanare gli inquilini per bene e degenerare in un mercato aperto. Come sempre la zona, la ricchezza e la presenza delle istituzioni sono delle variabili chiave per determinare l’evoluzione di un mercato.
Mercati aperti finti più veri del vero
Ci sarebbe molto altro da dire sullo spaccio al dettaglio. Esistono un sacco di varianti dei mercati aperti e, se andiamo in paesi esotici, la situazione può diventare molto diversa. Senza contare tipi diversi di vendita al dettaglio: in paesi dove lo spaccio, per quanto illegale, è molto tollerato, gli spacciatori possono pubblicizzarsi su internet o con biglietti da visita. O partecipare a eventi per drogati.
Ma stavamo cercando dei cattivi spendibili per la nostra storia d’azione. E ora conosciamo meglio i luoghi dello spaccio aperto e i metodi con cui i delinquenti vendono la droga, usano le armi, e cercano di non farsi scoprire. Senza contare che, se teniamo bene a mente i loro obiettivi (guadagnare il massimo rischiando il minimo) potremo immaginare facilmente come si comporteranno in ambientazioni fantastiche.
In un mondo fantascientifico, con innesti neuro-cibernetici, magari esistono droghe software che funzionano davvero. Ma se sono pacchetti di informazioni, non serviranno piazze di spaccio pubbliche dove rischiare di farsi vedere. O magari sì, visto che l’internet di questa ambientazione futuristica è super-controllato e non c’è modo di navigarci anonimamente.
In un mondo con la magia alla Skyrim, dove tutti col giusto addestramento, possono lanciare palle di fuoco e raggi elettrici, i boss cercheranno dei maghi per la sicurezza per evitare che vengano fermati con armi senza licenza. In un mondo del genere, probabilmente anche l’esercito userebbe questi poteri, piuttosto che armi che pesano, occupano spazio e richiedono manutenzione, ma stiamo parlando di storie crime, quindi fanculo l’esercito. Ma riguardo la polizia forse ci sarebbe qualcosa su cui lavorare…
Nel caso di storie più realistiche, invece, possiamo creare spacciatori cattivi, ma verosimili facendogli rispettare qualcuna di queste regole. O anche facendogliele infrangere tutti per poi farli andare incontro alle orribili conseguenze. In entrambi i casi la storia sarà più originale e credibile di molta roba che passa in tv.