Quali sono gli elementi per raccontare una storia avvincente? Come si costruiscono personaggi credibili e profondi? E cosa c’entra col crimine?
Indice dell'articolo
Storie, balle e truffe
Questo è un articolo molto strano per questo blog. Non solo non si parla di criminali, poliziotti o balordi strani. Ma è anche il primo di una serie dove vi parlerò di come scrivere di crimine (in realtà ne ho già scritto uno, ma visto che in realtà sono un bot programmato con javascript inizio a contare da 0 e a volte non capisco bene la differenza tra numeri e parole. Bip-bop!).
Articoli di scrittura, storytelling e worldbuilding di argomento criminale possono essere fighi da leggere anche se non ti interessa fare lo sceneggiatore o lo scrittore. E se invece hai già preso questa via, non vedere questi articoli come una serie di regole da rispettare per farmi contento. Prendila come una serie di spunti e di consigli riguardo argomenti specifici di cui sono appassionato.
Oppure, se non te ne frega niente della fiction e vuoi leggere solo di argomenti criminali, prendila come una guida per architettare le truffe. Gli schemi piramidali di Charles Ponzi, alla fine, si basano sulle stesse tecniche di storytelling che stanno dietro a Guerre Stellari. A conti fatti sia le truffe che il mercato editoriale si basano sul concetto di ottenere denaro in cambio di frottole (la differenza principale è che i truffatori di professione, di solito, sono più bravi ma un po’ meno morali).
Una storia avvincente
Ma torniamo al dunque. Quali sono gli elementi di una storia che la rendono avvincente? Che ci fanno preoccupare per i personaggi? Negli ultimi due-tremila anni un sacco di gente ha provato a rispondere a queste domande. E negli ultimi cinquanta anni il numero di manuali e libri in proposito è aumentato in modo esponenziale.
Ci sono molte teorie, e non tutte concordano su ogni dettaglio. Ma c’è una manciata di concetti su cui sembrano essere d’accordo praticamente tutti. Prima di tutto un obiettivo: la storia dovrebbe essere avvincente. La parola specifica può cambiare da manuale a manuale, ma il senso è: il pubblico, idealmente, dovrebbe provare emozioni come se stesso vivendo la storia in prima persona, praticamente dimenticandosi di essere seduto sul divano davanti alla tv (o davanti a un libro, o al computer mentre gioca a un videogioco, eccetera…).
Se guardo un film horror, quando l’eroe viene rincorso da un mostrone, dovrei provare paura alla prospettiva che l’eroe venga mangiato invece di chiedermi quanto manca alla fine del film così posso mettermi a fare altro. Nei videogiochi, tra menù, interfacce e dinamiche extra-gioco (salvataggi, caricamenti e cose simili) la questione diventa ancora più complessa. Non a caso realizzare un videogioco davvero pauroso è un’operazione difficilissima, e i pochi che ci riescono di solito sono autori di grande talento ed esperienza.
Schermate di caricamento
Un libro o un film non hanno schermate di caricamento o interfacce grafiche che rovinano le scene d’azione di solito. Ma questo non vuol dire che un autore distratto non possa inserire altri inciampi strani che strappano il pubblico dalla storia in cui si stava immedesimando e lo riportano alla noiosa realtà.
Un attore che guarda verso la telecamera. Capitoli in cui l’autore si mette a commentare in prima persona i fatti o, peggio, a “dialogare” col pubblico (Caro mio lettore: adesso ti chiederai come farà il nostro eroe a trarsi d’impaccio…). Scene in cui una voce fuori campo racconta quello che intanto stiamo vedendo sullo schermo.
Questo genere di commenti invadenti di solito non portano buone cose a una storia (sì: ci sono eccezioni, soprattutto nella comicità. Ma se state leggendo i miei articoli su criminali e truffatori, dubito che il vostro piano sia scrivere un monologo comico…)
Gli elementi di una storia
Ma fin qui abbiamo solo dato un’occhiata ad alcuni elementi tecnici e di stile. E una buona storia, non è solo una storia scritta (o girata e interpretata) bene. Anzi, secondo molti autori e critici, è il contenuto la parte più importante. Una grande storia scritta in modo mediocre sarebbe comunque meglio di una storia di merda scritta in modo eccellente. Secondo me è un’opposizione che vale solo fino a un certo punto (scrivere bene ti porta a pensare bene la storia, e pensare una buona storia ti fa desiderare di raccontarla al meglio). Ma quali sono gli elementi che ci permettono di progettare una buona storia? Vediamone alcuni dei più importanti: la visione tematica, i personaggi e la trama.
La visione tematica
Il tema (o meglio la visione tematica, o morale: i nomi come sempre cambiano) è il messaggio della storia. Tipicamente è un giudizio morale su qualche concetto o comportamento (collaborare porta al successo, fidarsi troppo degli altri è rovinoso, la famiglia è la cosa più importante) che viene rispecchiato dagli avvenimenti della storia. In soldoni è un po’ la morale di una favola.
Le grandi storie, non importa se libri, film o videogiochi, hanno quasi sempre un tema chiaro portato avanti in modo coerente da tutti gli avvenimenti e dagli altri elementi dell’opera. Ne Il Padrino, la fedeltà alla famiglia porta alla corruzione morale. E se seguiamo il percorso di Michael Corleone (e il destino dei suoi parenti) vediamo che la storia sembra confermare questo giudizio.
I cartoni animati della Pixar, di solito, si prestano bene a queste analisi visto che si rivolgono a un pubblico più giovane ma sono comunque scritti in modo eccellente. Ne Alla Ricerca di Nemo, la visione tematica è che fidarsi degli altri porta alla vittoria, e ogni singola scena del film conferma questo giudizio (sia Nemo che il padre devono imparare a fidarsi degli altri per tornare assieme ed evitare il terribile destino di vivere a Sidney).
La morale della favole è…
La visione tematica, quando espressa ad alta voce, può sembrare addirittura banale e semplicistica (devi imparare a fidarti delle tue capacità, non devi mai arrenderti). Ma se i fatti che la dimostrano non sono banali andrà tutto bene. E darà alla storia una coerenza e una significatività che altrimenti non avrebbe.
NOTA: il tema, in alcuni manuali, definisce gli argomenti di cui parla la storia (esempio: i temi del padrino sono il crimine, la famiglia e il potere). Avere bene in mente i temi di una storia è utile per capire toni e atmosfere, ma è una cosa diversa dalla visione tematica (che dà un giudizio: ad esempio, il crimine non paga, la fedeltà alla famiglia porta alla salvezza, il potere corrompe: quello che vi pare).
La visione tematica, poi, se sviluppata in modo corretto, non influenzerà solo la trama, ma anche i personaggi e la stessa ambientazione (una storia che afferma che “fidarsi degli altri è rovinoso”, banalmente, potrebbe svolgersi nei bassifondi di una città povera, piena di criminali e truffatori pronti ad approfittarsi del primo pollo che abbassa la guardia).
I personaggi
Dividere i personaggi dalla trama è un qualcosa che fa incazzare molti addetti ai lavori. E dato che i personaggi sono definiti dalle azioni e dalle scelte che compiono, forse hanno ragione. I personaggi dovrebbero farci immedesimare, preoccupare per il loro destino, e renderci felici quando finalmente trionfano (o tristi se perdono, ci siamo capiti).
Per ottenere questo risultato ci sono diverse cose a cui badare. La più semplice è creare un personaggio “moralmente” giusto, che soffre ingiustamente. Moralmente giusto non significa buono in maniera assoluta (non esisterebbero storie sul crimine o con antieroi in generale), piuttosto “buono” in base al contesto in cui si trova.
Ne Le Iene, mister White si preoccupa del complice ferito, mentre gli altri pensano solo a farla franca (e uno è addirittura un sadico psicopatico). Nonostante mister White sia un criminale violento che non esita ad ammazzare dei poliziotti, ci risulta subito più “simpatico” rispetto a gran parte dei suoi compari. Non serve essere Gandhi per sembrare moralmente giusti, in una situazione ben progettata.
L’eletto
Con un personaggio moralmente giusto che soffre ingiustamente, abbiamo un protagonista perfetto per la nostra storia, truffa o nuova religione. Ma i personaggi di grande successo non si limitano a questo. Una delle caratteristiche che di solito affascinano di più è l’evoluzione, il cambiamento di un personaggio.
Alla fine della storia il protagonista (ma non solo) non è più la stessa persona che è all’inizio, ma è maturato, è più forte e ha capito come risolvere i suoi problemi (se la storia finisce bene, quanto meno). In pratica, il protagonista attraversa il cosiddetto arco di trasformazione (e qui capite perché tanti addetti ai lavori considerano personaggi e trama come un insieme indivisibile).
Ma come cambia il personaggio? Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare alla visione tematica. In una storia in cui fidarsi degli altri porta alla vittoria, il protagonista, all’inizio, potrebbe essere una persona spaventata, iperprotettiva e priva di fiducia nel mondo esterno (il papà di Nemo!). Gli avvenimenti del film gli permetteranno di cambiare e capire che fidarsi degli altri è la scelta giusta (si fida del figlio e, assieme, riescono a liberare tutti i pesci pescati dagli australiani cattivi).
La trama
La trama, in soldoni, è la storia vera e propria. Come abbiamo visto, dovrebbe accompagnare il protagonista nel suo tragitto di cambiamento. Ma ovviamente non si limita a questo. Una trama profonda, tridimensionale, dovrebbe aiutarci a raggiungere tre obiettivi. Il cambiamento interiore del protagonista (lo abbiamo già visto). Il cambiamento esteriore, ovvero gli avvenimenti materiali veri e propri (cercare Nemo, attraversare l’oceano e liberarlo). E il cambiamento dei rapporti del protagonista (restando ne Alla ricerca di Nemo: quelli che prima sono sconosciuti, o personaggi addirittura antipatici o odiosi, diventano amici e alleati del papà di Nemo).
Ok, ora sappiamo cosa dobbiamo raggiungere. Ma come facciamo? Esistono diversi modelli di storia e ognuno di questi meriterebbe un post a parte. In questo post vedremo i passaggi principali del modello di Dara Marks (che comunque è una variante del modello in tre Atti di Aristotele: uno dei modelli più vecchi, sicuri ed imitati).
Struttura narrativa: primo atto
La storia inizia con un incidente scatenante che altera il mondo del protagonista. I suoi valori, il suo modo di affrontare i problemi, il suo carattere non sono più adeguati per avere a che fare con questa nuova situazione.
Il protagonista qui è in fase di resistenza: non capisce il nuovo problema, o nega la gravità della situazione. In questo momento possiamo mostrare a pieno il suo difetto fatale (per il papà di Nemo, la mancanza di fiducia) e fargli ricevere una chiamata all’azione che però rifiuterà (il professore-manta che vuole far fare la gita scolastica oceanica a Nemo e agli altri “bambini”).
Ma la resistenza del protagonista è destinata a cedere, durante la prima svolta (o risveglio). Il problema assume una nuova dimensione più grande e il protagonista non può più far finta di niente (Nemo viene “rapito” dai sommozzatori australiani: ora è necessario affrontare l’oceano per salvarlo!)
Struttura narrativa: secondo atto
Questa svolta sancisce il passaggio al secondo atto e il protagonista entra in un nuovo mondo (fisico, come l’oceano ne Alla ricerca di Nemo, o metaforico, come ne Il Padrino, con Michael che entra nelle dinamiche criminali della famiglia Corleone). Un mondo di cui ancora non conosce le regole e in cui, senza superare il suo difetto, non potrà mai vincere. Qui il protagonista affronterà varie difficoltà che, un po’ per volta, eroderanno le sue vecchie convinzioni sbagliate finché, nella seconda Svolta (o Midpoint), il protagonista affronterà un cambiamento radicale e, spesso, otterrà il suo primo vero trionfo della storia.
Il secondo atto prosegue con un eventuale momento di grazia (in cui il protagonista gode per un attimo dei frutti del proprio successo), seguito da nuove difficoltà. Il protagonista, col suo nuovo atteggiamento, riesce momentaneamente a tenere testa alla nuova serie di sfighe…
Struttura narrativa: terzo atto
…ma la tentazione di tornare ai vecchi metodi sbagliati è sempre in agguato, tanto che alla fine, il personaggio ci ricascherà. Il che lo porterà a un’esperienza di morte, il punto più basso di tutta la storia, in cui tutto sembra perduto.
Ma, se non stiamo scrivendo una tragedia, il personaggio dopo un breve degrado riuscirà a rimettersi in sesto e ad affrontare un cambiamento definitivo, in concomitanza o poco prima del climax della storia. La vicenda si conclude con un nuovo ordine, dove vediamo il protagonista cambiato e i suoi nuovi rapporti nel mondo che si è creato dopo l’avventura.
Raccontare storie: più facile dirsi che farsi
Fantastico. Ora avete tutte le carte in regola per scrivere un best seller o una sceneggiatura da Oscar. O, se imparate a programmare, a creare il nuovo Gta. Giusto? Non proprio. Se da una parte mettere subito le mani in pasta e sfruttare il proprio entusiasmo è sempre un’ottima idea per portare a termine qualunque lavoro, dall’altra è meglio non smettere mai di imparare.
I prossimi articoli di scrittura che ho in cantiere parleranno di come costruire scene credibili su argomenti legati al crimine di strada e, in generale, a delinquenti e poliziotti. La credibilità di una scena è fondamentale per rendere la storia avvincente: una storia che suona falsa sembra automaticamente una messinscena e difficilmente il pubblico prenderà sul serio gli avvenimenti.
Ma se vuoi padroneggiare al meglio le tue capacità, è meglio approfondire di più i concetti base che ho spiegato in questo post. Se non hai voglia di aspettare i miei articoli o vuoi conoscere i dettagli della narratologia, esistono delle risorse cartacee o online che puoi usare. Ecco un piccolo elenco minimo di articoli e risorse che ho trovato molto utili.
Risorse in italiano
Steamfantasy: Marco Carrara è uno dei più grandi esperti di letteratura fantasy e di scrittura in generale e (bonus!) è italiano, quindi non dovrete imparare una nuova lingua per studiare le sue risorse. Nei suoi siti troverete un sacco di analisi di film e serie tv e parecchi articoli teorici. Il suo manuale di stile di scrittura (gratis per chi si segna alla sua mailing list) è fondamentale per chi vuole scrivere bene.
Rotte Narrative: La scuola di scrittura online aperta da Livio Gambarini, un autore di parecchi romanzi fantasy molto fighi. Anche lui, per i lettori più tirchi, offre un’ampia gamma di contenuti gratuiti, ma non per questo superficiali. I suoi video sono imperdibili e hanno consigli, non solo sulla scrittura, ma anche su tutto l’apparato di promozione delle proprie opere senza il quale non si arriva da nessuna parte.
Mario Bellina: Bellina è uno sceneggiatore italiano di cartoni animati. Il suo manuale Scrivere per l’animazione non ha niente da invidiare alle opere scritte dai colleghi americani ed è utilissimo per chi vuole scrivere belle sceneggiature in generale (anche per film con attori).
Risorse in inglese
Dara Marks: L’arco di trasformazione del personaggio, il manuale di sceneggiatura di Dara Marks, è uno dei più chiari, semplici e precisi che siano mai stati scritti. È anche pieno di esempi con film famosi, per capire al volo anche i concetti più ostici. Se dovete scegliere una sola tra le fonti proposte, iniziate col suo manuale e avrete quantomeno tutti gli strumenti essenziali per inventare storie memorabili.
John Truby: John Truby è un colosso della narratologia. Il suo manuale è forse il mio preferito, nonostante l’approccio un po’ “anticonvenzionale”. Se volete risparmiare, sul suo sito c’è parecchio materiale gratuito (in inglese) e analisi tecniche di film e serie tv di grande successo.
Robert McKee: McKee è l’autore di Story, il manuale di sceneggiatura più utilizzato al mondo. E se lo usano in così tanti, è per un buon motivo (parecchi buoni motivi, a essere precisi). Il suo sito ha anche un po’ di materiale gratuito.