Mister Brown, nel 1971, compie un colpo a cavallo tra truffa e terrorismo e si porta a casa mezzo milione di dollari. Come ha fatto? E cosa c’entrano i film d’azione di Hollywood?
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Le bombe di Mister Brown
Il 26 maggio 1971 i voli partono come sempre dall’aeroporto di Sidney. Al Dipartimento d’aviazione sembra una giornata normale, noiosa. Finché, a mezzogiorno e un quarto, non suona il telefono.
“Chiamami mister Brown,” dice una voce con l’accento inglese. “Ho messo una bomba in un aereo.” Mister Brown comunica di aver sistemato la bomba sul volo 755 della Qantas Airlines, da Sidney a Hong Kong, e una uguale nell’armadietto 84 dell’aeroporto di Sidney. La bomba, spiega, è stata costruita per esplodere quando l’aereo scenderà al di sotto dei sei chilometri di altitudine.
La polizia avverte il pilota del volo 755, William Selwyn. William è un veterano di guerra e non si fa prendere dal panico. Durante la seconda guerra mondiale è riuscito a far atterrare un bombardiere mezzo distrutto e col motore in avaria. E ha solo distrutto un altro aeroplano carico di gin e altri liquori, per riuscirci. Se è sopravvissuto a quello sopravviverà anche alla bomba.
Avvisa i passeggeri che l’aereo ha un guasto e inverte la rotta per restare sopra a Sidney. Inoltre ordina agli assistenti di volo di cercare l’ordigno senza allarmare i passeggeri.
La bomba altimetrica
Nel frattempo la polizia fa evacuare l’aeroporto e una squadra di artificieri va a controllare l’armadietto 84. Dentro trovano una bomba collegata a varie componenti elettroniche. Riescono a disinnescarla. Assieme alla bomba c’è una lettera rivolta al capitano Ritchie, direttore della Qantas Airlines. Mister Brown, nella lettera, gli chiede un riscatto di mezzo milione di dollari, da lasciare nell’armadietto 84. In cambio gli rivelerà la posizione della bomba nascosta nell’aereo. Dice anche di tenersi vicino al telefono perché si farà sentire presto per dare ulteriori istruzioni.
La polizia decide di testare il sistema di innesco, caricando la bomba su un altro aereo Qantas e mandandolo oltre i seimila metri. L’esplosivo viene sostituito da una lampadina. Raggiunta l’altitudine di crociera, l’aereo inizia a la discesa e, quando tocca i seimila metri, la lampadina si accende. Mister Brown non sta raccontando balle: la bomba funziona.
Un aereo costa un fottio di soldi, centinaia di milioni. E la morte di centinaia di clienti non è una buona pubblicità. Mezzo milione non è niente in confronto, quindi la Qantas decide di pagare. Riempiono due valigie con delle banconote numerate e provano a infilarle nell’armadietto, ma sono troppo grosse. Quando mister Brown li contatta di nuovo, gli spiegano il problema logistico. Mister Brown riattacca e, dopo cinque minuti richiama. Dice che verrà un furgoncino Wolkswagen davanti all’aeroporto. Il guidatore agiterà le chiavi fuori dal finestrino.
Bisogna dare a lui i soldi e non provare a fermarlo o seguirlo, altrimenti moriranno tutti. I dirigenti della Qantas accettano e fanno un piano assieme alla polizia. Degli agenti si nasconderanno e dopo lo scambio, quando riceveranno un segnale, seguiranno di nascosto il delinquente.
La truffa di Mister Brown
Sono le cinque e mezza di pomeriggio e il volo 755 sta facendo l’ennesimo giro in tondo sopra a Sidney. I passeggeri sono sempre più agitati e i serbatoi di carburante sono sempre più vuoti. Il capitano Selwyn, preoccupato, dice agli assistenti di volo di chiedere la collaborazione dei passeggeri. Tutti devono cercare questa scatola da venti per trenta centimetri.
Molta gente inizia a capire che stanno parlando di una bomba, ma gli assistenti di volo riescono a far mantenere la calma e nessuno si fa prendere dal panico. Selwyn avvisa la torre di controllo che gli è rimasto carburante per un altra ora e mezza al massimo.
Nel frattempo un furgone Wolkswagen giallo da hippy si ferma davanti all’aeroporto. Il capitano Ritchie, il dirigente della Qantas, gli si avvicina con le due valigie piene di soldi. Alla guida vede un uomo con occhiali, un parruccone e dei baffoni finti. Presi i soldi, l’uomo parte e Ritchie dà il segnale alla polizia. Ma i poliziotti non arrivano. A causa di un guasto, sono tutti bloccati in un ascensore e stanno cercando di chiamare qualcuno per farsi liberare.
Nel frattempo mister Brown taglia la corda, cambia veicolo e fa perdere le sue tracce.
Cinquanta minuti dopo, alle sei e venti, il telefono suona nell’ufficio della Qantas. È mister Brown. “State tranquilli,” dice. “Non c’è nessuna bomba nell’aereo, potete atterrare senza problemi.” E riattacca.
Mister Brown sparisce nel nulla
Selwyn viene avvisato e, con l’aeroplano in riserva, inizia la discesa. Racconta che quando si avvicina ai seimila metri la paura cresce. Ma l’aereo non esplode e atterra senza problemi, con meno di dieci minuti di autonomia rimasti. Nessuno si fa male. Tranne le tasche della Qantas e la dignità dei poliziotti di Sidney.
I giornali di tutto il mondo parlano dell’accaduto. E in più di un articolo, mister Brown fa la parte della simpatica canaglia che mette nel sacco la megacorporazione. In effetti il non aver posizionato nessuna bomba sull’aereo è un tocco di classe notevole: la migliore dimostrazione che una storia ben raccontata, e dotata di credibilità, frutterà sempre qualcosa all’autore… (Se volete leggere cosa serve per inventare una storia avvincente ho scritto qualche articolo: studiateli e diventerete dei grandi terrorist… SCENEGGIATORI, volevo dire grandi sceneggiatori).
William Selwyn, il pilota, viene celebrato come un eroe. Lo stesso non si può dire per la polizia di Sidney. Ma gli agenti non si danno per vinti. Uno, in particolare, ricorda di aver già visto qualcosa di simile. La settimana prima, in televisione, è stato trasmesso Doomsday Flight, un film d’azione, dove viene messa su un aereo una bomba che esplode quando si scende sotto una certa soglia. Forse il criminale si è lasciato ispirare dal film?
Passano i giorni, la polizia trova il furgone Wolkswagen abbandonato in un vicolo, ma nessuna traccia del colpevole. Vengono messe taglie sulla sua cattura o sulle informazioni che possano aiutare a identificarlo. Ma il mistero rimane: chi è mister Brown?
Peter Macari, alias Mister Brown
Peter Macari nasce nel… non si sa di preciso, probabilmente nel 1934. Ma nelle interviste (e negli interrogatori) dichiarerà sempre di non ricordarsi bene quando è nato. Di essere sempre stato abituato a mentire per sembrare più giovane e che col tempo le menzogne gli hanno fatto dimenticare la data precisa. Fantastico.
Nasce nel Devon, in Galles, da una famiglia di immigrati italo-scozzesi. Peter è l’ultimo di quattro fratelli: Bernard e Tony lavorano nel ristorante del padre, mentre George, afflitto da dei disturbi mentali, viene chiuso in un manicomio. Peter, da piccolo, si scotta la faccia in un incidente e l’ustione si infetta, lasciandogli una cicatrice tra il labbro superiore e il naso. La ferita però non gli impedisce di seguire la sua passione, auto e motori, e impara a ripararli.
Acquista a un’asta una vecchia auto distrutta, lo stesso modello di quelle della polizia. La aggiusta e la modifica fino a farla diventare uguale a una volante con tanto di sirene e ci si aggira per le città senza fermarsi agli stop e ai semafori. Impara anche a riparare radio, televisori e un po’ di tutto, e vive di lavoretti del genere.
Nel 1959 sua madre muore improvvisamente e tre anni dopo, suo fratello George, fugge dal manicomio e sparisce nel nulla. Il suo corpo viene ritrovato cinque anni dopo, mezzo sepolto in un campo. Presenta segni di violenza e il colpevole non verrà mai scoperto.
Peter Macari va in Australia
Peter, nel frattempo, lascia la famiglia e va a vivere da solo. Apre un Fish and Chips e si compra una roulotte per risparmiare i soldi dell’affitto. Passa il tempo libero a ubriacarsi e guardare film assieme ai suoi amici, o secondo alcuni giornali, i suoi amanti.
Nel 1969 viene arrestato. Dai giornali non si capisce bene, ma alcuni parlano di molestie sessuali o di atti osceni in pubblico. Comunque qualcosa che gli rovina la reputazione. Peter Macari decide che è ora di cambiare aria. Paga la cauzione, contatta Ivan Jay, un suo ex dipendente al Fish and Chips che conosce dei criminali, e si fa comprare un passaporto falso.
Assieme a Ivan Jay si imbarca sull’Achille Lauro, un transatlantico diretto in Australia, ed evita il processo.
In Australia, Peter apre un fabbrica di scafi per barche. Ma gli affari non vanno bene e, meno di un anno dopo, perde tutti i soldi. Coi suoi ultimi risparmi si compra un camper e inizia a girare per la costa orientale dell’Australia, vivendo di lavoretti e riparazioni.
Il film del destino
All’inizio del 1971 sta guardando un film assieme al suo nuovo amico/fidanzato (di nuovo, i quotidiani non concordano) Raymond Poynting. Il film è Doomsday Flight, la storia di un terrorista che piazza su un aereo una bomba che si attiva quando si scende sotto a tre chilometri di altitudine. Nel film, l’eroico pilota, atterra in un aeroporto di montagna, al di sopra della quota, e salva tutti i passeggeri.
Macari ha un’idea. Pensa che con un altimetro e dell’esplosivo si potrebbe costruire un aggeggio del genere. In Australia non ci sono tante montagne, e la bomba si può anche regolare per esplodere al di sotto dei sei chilometri, per non rischiare…
Propone l’idea a Poynting e lui accetta. I due vanno in una miniera dell’entroterra dove lavora Sorohan, un loro vecchio amico mezzo delinquente. L’amico ruba degli esplosivi e degli inneschi dalla miniera e glieli vende per cento dollari australiani. Gli dà anche consulenze su come usarli. Peter costruisce la bomba e Poynting scrive le lettere di riscatto.
Il 25 maggio 1971 Peter va a un autonoleggio, aspetta che il commesso si allontani e, con una calamita, frega le chiavi di un furgone Wolkswagen giallo e ruba il veicolo senza farsi notare.
Piazza la bomba e il giorno dopo fa la telefonata che mette in moto il piano.
L’arresto di Mister Brown
Due mesi dopo la polizia non ha ancora trovato il colpevole. Ma in agosto arriva la svolta. Un benzinaio di una cittadina vicina a Sidney dice che un suo cliente, tale Raymond, si è presentato con due auto da corsa molto costose nel giro di due giorni. Pensa che la cosa è strana, visto che Raymond non ha né un lavoro né la patente.
La polizia passa a trovarlo e, dopo qualche domanda, Raymond Poynting confessa e punta il dito verso la mente dietro il colpo: Peter Macari. La polizia lo cerca e lo rintraccia velocemente. Neanche Peter ha mantenuto un profilo basso: feste, auto costose e altri sprechi di soldi. Se non altro ha avuto l’accortezza di usare il nome falso di William Day per tutti i suoi acquisti. Ma l’accusa di Poynting lo inchioda lo stesso.
La polizia lo arresta e scopre che è anche ricercato in Inghilterra per molestie. Dopo essersi consultato con un avvocato, Peter decide di confessare. Dice dove ha nascosto i soldi del ricatto, murati in un camino di una vecchia casa. La polizia li ritrova e vende le auto, ma mancano all’appello ancora più di duecentomila dollari australiani.
Dove sono finiti i soldi?
Durante il processo, Peter Macari, sosterrà sempre di aver dato i soldi al terzo membro della gang, tale Ken, il vero genio dietro il colpo. Il giudice non gli crede, e lo condanna a quindici di carcere, il massimo della pena. Poynting viene condannato a sette anni e anche Sorohan viene condannato per il furto degli esplosivi.
La fine di Peter Macari
Nel 1980 Macari viene estradato dai carceri australiani a quelli inglesi. Il viaggio viene fatto su un volo della Qantas. Uscito di prigione, Macari si sposa e mette su famiglia. Gestisce un Fish and Chips che gli comprano i fratelli Tony e Bernard e conduce una vita lontana dal crimine.
Nel 1985 succede un po’ di trambusto quando la Kino Film, una compagnia cinematografica australiana, decide di fare un film sulla truffa. La Qantas non è contenta dell’idea e attiva un team di avvocati per bloccare l’opera. Il film “Call me mister Brown” viene completato nel 1986, ma visti i boicottaggi non esce al cinema e viene pubblicato, direttamente in vhs, solo nel 1990. Oggi è disponibile anche su youtube.
Macari ottiene un po’ di attenzioni grazie al film. I giornalisti gli chiedono dove ha nascosto i soldi, ma lui continua a rispondere che li ha presi il fantomatico Ken. Anche la polizia lo andrà a visitare più volte nel corso degli anni, per chiedergli dei soldi scomparsi, ma senza risultati.
Macari non tornerà più in Australia. Ma i suoi guai con la legge non sono ancora finiti.
Mister Brown l’assassino?
Nel 1969 il giovane William Day parte per l’Australia. Ha intenzione di lavorare lì per un paio d’anni e toprnare a casa coi risparmi. Scrive spesso alla madre e al fratello. Dice di convivere a Sidney con un certo Peter Brown, un altro inglese.
L’ultima lettera che manda è prima della partenza per un viaggio con Peter e un amico. Non ci saranno più notizie di William Day. La famiglia contatterà la polizia Australiana, ma nessuno trova traccia di William.
L’anno dopo, quando esce la notizia dell’arresto di Peter Macari, la famiglia si convince che Peter Macari sia in realtà in Peter Brown che ha fatto sparire loro figlio. Sollecitano la polizia australiana per indagare, che raccoglie i dati e le impronte e li invia alla polizia inglese. Ma il pacco va perso durante il trasporto, o forse addirittura dalla polizia inglese.
Il caso cade nel dimenticatoio e la famiglia di William resta senza risposte. Nel 1994, dopo varie pressioni e diversi quotidiani, dei giornali iniziano a pubblicare notizie sul caso. La polizia australiana manda un detective in Inghilterra per interrogare Peter Macari sull’accaduto.
Ma Peter nega tutto e dice di essersi inventato il nome di William Day. L’indagine si interromperà per mancanza di prove.
Ma Macari resterà sempre un sospetto. Non solo per la sparizione di William Day, ma anche per la morte di suo fratello George, assassinato fuori dal manicomio. Durante una revisione del caso, nel 2017, Peter viene indicato come il principale sospetto. Ma anche questa volta l’indagine si conclude con un nulla di fatto, perché tre anni prima, nel 2014, Peter Macari muore a 80 anni.
La fine degli altri
William Selwyn, l’eroico pilota, dopo la storia della bomba decide di avere le palle piene di guidare gli aerei e va in pensione. Si ritira a Sidney dove vive assieme alla sua famiglia fino alla sua morte, nel 2010.
Rod Sterling, lo sceneggiatore di Doomsday Flight, il film che ha ispirato il colpo, invece, non ha condotto una vita serena. Alla fine degli anni ‘70, per ben tre volte dei criminali hanno provato ad imitare il cattivo del suo film. Lo sceneggiatore cadrà in depressione e dichiarerà in diverse interviste di essere pentito e disperato per la sua sceneggiatura. In una dice “Sarebbe stato meglio se avessi scritto una storia su una rapina a una diligenza con John Wayne”.
Mister Brown e la scrittura creativa
Spesso mi chiedo perché non si facciano più film sulla vita dei truffatori clamorosi. Non far incazzare troppo le persone (e le corporazioni e istituzioni) truffate è una possibile risposta. Ma anche i possibili risolti omicidi venuti a galla negli ultimi anni sono una macchia notevole sul carisma di Peter Macari. Perché il fatto di non aver messo nessuna bomba sull’aereo è uno dei tocchi di classe più divertenti di cui mi sia capitato di scrivere sul blog.
In ogni caso, questa storia testimonia la veridicità di alcuni mantra tipici della scrittura creativa: tipo “show don’t tell”, oppure “una bomba vale più di mille parole”. Se volete imparare a scrivere storie più credibili date un’occhiata ai miei articoli in proposito, e tenetevi pronti per i prossimi. Se invece volete imparare a fare una bomba, non posso aiutarvi. Ma l’entroterra australiano è pieno di miniere abbandonate, e magari in qualcuna troverete un minatore pazzo disposto a darvi i mezzi e le skill per portare a termine il vostro sogno.