Victor Lustig è il truffatore famoso per aver venduto la Torre Eiffel. Due volte. Ma, a guardare bene la sua incredibile carriera e i suoi colpi, questa truffa forse non merita neanche un posto sul podio. Victor Lustig, truffatore gentiluomo dai modi raffinati, è stato anche un incredibile falsario, baro e rapinatore. Le sue attività criminali hanno causato una piccola crisi economica a New York (pare che causare crisi economiche sia il diploma che distingue i truffatori da strada o da casinò, da quelli veramente bravi). Oltre ad aver fregato poliziotti e politici (altro diploma da truffatore professionista), Lustig è l’unico truffatore di cui ho mai letto ad essere riuscito nell’impresa di far arrestare un poliziotto che gli dava la caccia. Ma andiamo con ordine.
Ecco la vita di Victor Lustig, quello che forse è stato il più grande truffatore della storia, i suoi colpi più clamorosi e i suoi metodi da film per spennare i polli.
NOTA: il grosso dei dettagli succosi, delle date e dei fatti più incredibili sono tratti dal libro Handsome Devil di Jeff Maysh. Maysh è un bravo giornalista e storico e si è affidato, a sua volta, ai libri scritti da Betty Lustig, la figlia di Victor, e dall’agente Johnson, l’uomo che arresterà Lustig (libri che ho consultato anche io), oltre che a una serie di articoli di giornale di quei tempi (a cui non avrei avuto accesso senza lunghe rotture di palle).
È un libro breve, divertente e molto accurato, ma è in inglese. Se lo capite e vi interessa l’argomento (perché sareste qua, sennò), è un libro che vale la pena di essere comprato e letto.
Indice dell'articolo
I dolori del giovane Victor Lustig
Victor Lustig nasce a Hostinné, una cittadina della Repubblica Ceca, molto probabilmente da genitori poverissimi. Dico probabilmente perché, per molta della sua carriera, Lustig racconta di essere il figlio del sindaco di Hostinné, e inoltre negli uffici comunali della cittadina non esistono documenti che lo nominino (anche se potrebbero essere andati distrutti durante la seconda Guerra Mondiale).
Stando alle dichiarazioni di Lustig, comunque, i suoi genitori divorziano quando lui ha otto anni. Per un po’ va a vivere con i parenti paterni, ma ben presto la famiglia e la scuola diventano troppo pesanti. A dodici anni scappa di casa assieme a Emil, il fratello minore, e va a vivere per le strade di Budapest, dove diventa un ladruncolo di bassa lega.
Lustig ama raccontare che è stato qui che ha deciso di darsi al crimine, ma seguendo una sorta di codice morale nella scelta delle vittime. Mentre cercava avanzi tra i bidoni della spazzatura davanti a un hotel di lusso, avrebbe visto una coppia di ricconi ordinare un lauto pasto, per poi cambiare idea, e lasciare cibo soldi e mancia sul tavolo, per andare a dormire. Gente che aveva la possibilità di sprecare quel ben di dio, non aveva diritto, per il piccolo Lustig, a possedere tutta questa ricchezza.
I dolori delle vittime del giovane Victor Lustig
Victor Lustig, aiutato dal fratello, inizia a studiare la manipolazione dei mazzi da gioco. Impara a fare bottom dealing e altre tecniche da baro, ma intanto continua con i suoi furti notturni. Diventa bravo, ma i soldi sono pochi e le bettole dove viene accettato sono posti pericolosi. Viene arrestato a Praga, Vienna e Zurigo. Ma ogni volta viene rilasciato subito vista la natura misera dei crimini.
Victor decide di spostarsi nella città dei suoi sogni, Parigi. Qui affina le sue tecniche di baro e inizia a spennare polli in casinò meno squallidi delle bettole di prima. Inizia anche le sue prime truffe, spacciandosi per uomo d’affari o agente del governo e proponendo affari ai polli che riempiono le sale da gioco.
Lustig racconta che durante le sue avventure parigine, finisce a letto con la ragazza di un marinaio che, il giorno dopo, gli spacca una bottiglia in faccia lasciandogli una piccola cicatrice. Lustig, in America, racconterà sempre di aver riportato la cicatrice durante un duello d’onore con un altro nobile.
Dopo questo fattaccio Victor Lustig decide di cambiare aria per un po’. È il 1912 e i transatlantici che fanno avanti indietro tra Europa e Stati Uniti stanno diventando sempre più economici e, al contempo, offrono alloggi sempre più lussuosi, con bar e sale da gioco. Lustig ha truffato alcuni ricchi turisti americani e ha imparato qualche parola di inglese.
Compra un biglietto e passa i mesi successivi su un transatlantico a spennare i viaggiatori più ricchi. Oltre a truffare Lustig perfeziona le sue notevoli doti linguistiche. Parla già correttamente tedesco, ceco e francese e, durante questi viaggi, imparerà anche l’inglese e l’italiano. Durante il quarto viaggio conosce Nicky Arnstein, truffatore di grande talento e suo futuro mentore.
Fate partire Eye of the Tiger su youtube, perché sta per iniziare…
La sequenza musicale con scene d’addestramento
Charles Ponzi ha avuto Zarossi, il banchiere truffatore. Ned Kelly, Harry Power il ladro di bestiame. E, nella migliore tradizione criminale, anche Victor Lustig attira le attenzioni di un delinquente più esperto che gli insegna a fare le cose sul serio.
Julius “Nicky” Arnstein è un ebreo prussiano nato a Berlino, figlio di un veterano di guerra. Il padre alla fine dell’800 decide di averne abbastanza con la vita militare e si trasferisce con la famiglia in America, nel New Jersey.
Julius, qui diventa un accanito ciclista, partecipando a gare di ogni tipo. Il soprannome Nicky, verrebbe proprio dal modello della sua bici. Ben presto, però, capisce che organizzare gare (e giri di scommesse) è un’attività più redditizia di correre.
Diventa un allibratore, baro e truffatore di successo. Alla fine diventerà uno dei membri di spicco della mafia ebraica di New York e verrà arrestato diverse volte per truffa e furto, tra il 1915 e il 1927. Si sposa con Fanny Brice, famosa attrice del periodo, abbandona la carriera criminale e segue la moglie nel mondo dello spettacolo. Nel 1964 la sua vita diventerà oggetto di un musical di Broadway da cui verranno tratti due film: Funny Girl e Funny Lady.
Ma torniamo al 1912. Arnstein è un uomo di classe, non un bruttone da sala da gioco. Invece di pressare le vittime a giocare, è gentile, distaccato, aspetta che siano loro a pregarlo per una partita.
Lustig inizia ad imitare i modi di Arnstein. Non appena risparmia un po’ di soldi, si compra un completo su misura dello stesso modello del maestro.
I metodi pagano e Lustig fa sempre più soldi. Ma due anni dopo, lo scoppio della prima Guerra Mondiale pone fine alla sua vita da gentiluomo a bordo dei transatlantici.
Il sogno americano
Durante la guerra Lustig fa perdere le sue tracce e non risulta coinvolto in nessun processo o arresto (né tantomeno nell’esercito). Ma nel 1918, alla fine della guerra, è su un transatlantico diretto a New York.
Il conte Victor Lustig è un uomo elegante e raffinato, con un accento slavo. Racconta di essere un ricco nobile in esilio dai Balcani, a causa della rivoluzione. Organizza truffe di vario tipo, perlopiù varianti di quelle che oggi chiamiamo truffe da principe nigeriano, dove promette al pollo grandi ricchezze in cambio di un piccolo anticipo per sbloccare i soldi.
Viene arrestato per un truffa simile nel 1918 in Kansas ma paga la cauzione e fugge a New York, evitando il processo.
L’anno dopo sposa Roberta Noret e, nel 1922, i due hanno una figlia, Betty Lustig, autrice di una biografia piena di dettagli interessanti sul padre. La moglie, all’inizio, non sa che Victor è un truffatore e crede genuinamente alla storia del nobile in esilio. Ma ben presto gli spostamenti improvvisi e le visite della polizia le fanno capire la verità. Nonostante ciò resta con lui e lo accompagnerà per buona parte della sua vita.
A detta di Betty, il padre avrà sempre molte amanti, ma ha sempre cercato di dare una buona vita a lei e alla madre che vivevano (e fuggivano dalla legge) assieme a lui. Victor insegna a Betty, da bambina, il codice morse. Quando viene la polizia o parla con le vittime, lei deve far finta di non conoscerlo. Se devono comunicare per forza, lo fanno in codice morse, toccandosi o sbattendo il piede a terra. “Fa silenzio”, “Ci vediamo di là”, “Aspetta qui”. Betty racconta di essersi divertita da morire con questi “giochi” da spia.
Proibizionismo e gangster
Sono i ruggenti anni ‘20 in America, l’età dell’oro dei gangster e dei truffatori. Lustig crea un circolo di amici nell’alta società, dove si distingue per le sue maniere raffinate. Ogni tanto mette in piede qualche truffa, ma col proibizionismo vede sorgere una nuova possibilità. La città di Hostinné era famosa per produrre la carta moneta usata a Praga e nei dintorni e Lustig racconta di essere sempre stato affascinato dal processo.
Si accorda con un gangster per rifornirlo di liquori europei di primissima qualità, per un pubblico di intenditori disposto a pagarlo bene. Ma si limita a distillare whisky di merda nella vasca da bagno. Il grosso del lavoro è nel packaging. Ottiene delle bottiglie dalla forma strana a basso prezzo e fabbrica delle etichette raffinate con decorazioni dall’aria prestigiosa.
Il prodotto è un successo e vende tutte le sue bottiglie. E visti gli ottimi risultati inizia a falsificare anche buoni del tesoro. Ma l’operazione inizia ad attirare le attenzioni della polizia e Lustig decide di cambiare aria preventivamente.
Arnstein, il suo vecchio mentore, ha organizzato una rapina a Wall Street e ora è pieno di buoni del tesoro veri che deve sbolognare senza attirare le attenzioni della polizia. Lustig decide di dargli una mano.
La truffa “Marchand”
Lustig ripulisce i buoni del tesoro rubati in molti modi diversi, nel giro di qualche mese. Ma in una di queste occasioni mette a segno una truffa clamorosa, non solo per l’ingegnosità, ma anche grazie al numero di dettagli che abbiamo sull’accaduto, ricostruito da una rivista del periodo dalle testimonianze di Lustig e della vittima. E a proposito: “Marchand”, il nome della vittima, è virgolettato perché quasi sicuramente è un nome inventato per proteggere la dignità e la privacy del pollo di turno. E visto come ne scrivo a distanza di quasi un secolo, non è stata una cattiva idea.
Lustig arriva a Springfield, nel Missouri, e si dirige in una banca locale. Qui si fa ricevere dal direttore, il signor Marchand. Si presenta come il dottor Roebel, presidente di una grande azienda di prodotti chimici. Fuma una sigaretta europea, coi bordi del filtro dorati: roba da ricchi. Dice di voler aprire una fabbrica a Springfield, ma che i suoi avvocati gli hanno consigliato di utilizzare un banchiere del luogo come mediatore, per evitare speculazione da parte dei proprietari.
Nei giorni successivi, Marchand mostra al suo ricco ospite gli appezzamenti di terra che potrebbero ospitare le sue industrie. Alla fine Lustig opta per un piccolo terreno paludoso che varrà sì e no 3000 dollari. Offre 25.000 dollari e Marchand accetta istantaneamente. Lustig racconterà che è proprio per questo che Marchand sarebbe diventato meritevole della truffa. Anche se non giurerei sulle buone intenzioni di Lustig, il fatto che la vittima venda a un prezzo gonfiato è un passo necessario alla buona riuscita della truffa.
Prendi i soldi e scappa
In ogni caso i due tornano in banca e Lustig afferma di avere solo buoni del tesoro da 50000 dollari (quelli rubati da Arnstein) e che ha bisogno di un resto di 25000 dollari visto che non ha altri mezzi di pagamento con sé.
Marchand accetta e consegna il contante. Prepara l’atto di vendita da firmare, quando il suo ospite si porta una mano al petto e strizza gli occhi. Lustig cade a terra in preda a un finto attacco di cuore. Dice al banchiere di correre a comprargli una medicina e Marchand obbedisce.
Lustig, finalmente solo, si rialza, riprende il buono del tesoro, si rimette per terra e riprende la commedia. Appena Marchand gli porta la medicina, Lustig si riprende un po’, ma dice di dover andare a riposarsi e che tornerà l’indomani per leggere e firmare il contratto.
Si fa accompagnare al suo albergo, dove fa le valige e parte col primo treno. La prima fermata il treno viene invaso da poliziotti allertati da Marchand che ha scoperto che il buono è sparito. Ma Lustig, nel bagno, si è vestito da accattone, si è truccato, e ora cammina zoppicando. La polizia non lo riconosce e scende dal treno con un pugno di mosche.
La macchina dei soldi
Lustig riesce a sbolognare tutti i buoni del tesoro rubati e fa un sacco di soldi. Ma li perde altrettanto velocemente tra gioco d’azzardo e amanti. Elabora un nuovo piano e sviluppa uno dei suoi capolavori della truffa: la macchina dei soldi.
Prima di tutto ritira i suoi ultimi 50000 dollari in banconote da 100 in sequenza. Cancella l’ultima cifra dal numero di serie e la sostituisce con uno 0, in modo da avere mazzette di banconote assolutamente identiche. Poi chiama un artigiano fidato, conosciuto ai tempi delle etichette false, e si fa costruire qualche decina di “scatole dei soldi”. Delle cassette di legno con pannelli apribili, pulsanti con lucine e rotelline da radio.
Il metodo per affabulare i polli e farli cadere nella truffa è riportato nel dettaglio dall’agente Johnson. Ed è fantastico. Lustig, come sempre, si presenta come un nobile in esilio (sempre con nomi diversi!) e, dopo aver socializzato un po’ col pollo, gli chiede se ha mai sentito parlare del dottor DuBray.
Emil DuBray
Emil DuBray è un ingegnere chimico serbo, coinvolto nell’omicidio dell’Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo. Catturato dai tedeschi, invece di essere processato, è stato messo a lavorare in un laboratorio segreto. I suoi processi di stampa chimica sarebbero serviti per falsificare banconote francesi, inglesi e di altri paesi nemici della Germania.
DuBray, però, impiega molto tempo a ottenere un risultato accettabile e riesce nell’impresa solo nel 1918, quando la sconfitta della Germania è imminente. Terrorizzato dall’idea di essere processato come collaborazionista, chiede asilo al padre di Lustig, che decide di ospitarlo in una delle sue ville. Nel 1919, l’ingegnere muore a causa di una malattia e Lustig trova i suoi progetti. E li realizza.
A questo punto Lustig viene invitato a casa del pollo, per mostrare la macchina. Contiene meccanismi molto delicati e ha dei componenti in radio, un materiale costosissimo. Lustig apre due pannelli: in uno infila una banconota da 100 dollari, nell’altro un rettangolo di carta. Li richiude, gira delle manopole e dichiara che ora è necessario aspettare 18 ore per una copia chimica perfetta (secondo alcune versioni 12, secondo altre versioni 6 per la banconota più 12 ore di riposo per la macchina… visto che è una truffa non mi stupirebbe se Lustig avesse adattato la narrativa alle sue specifiche esigenze di fuga).
Falsi soldi falsi…
L’indomani mostra la nuova banconota e, nel caso che il pollo non si fidi e voglia restare a controllare la macchina, Lustig usa le sue abilità di prestigiatore, imparate quando faceva il baro, e scambia la carta bianca con un’altra banconota senza farsi notare.
Per fugare ogni dubbio, poi, Lustig accompagna il pollo in banca dove deposita la banconota “falsa” che viene controllata dal cassiere e accettata come vera senza problemi. A questo punto vende la macchina e, prima che siano passate 18 ore (o quello che è), ha cambiato stato e identità.
Vende decine di macchine dei soldi in tutta l’America e guadagna centinaia di migliaia di dollari. Una volta viene ribeccato da una vittima che però, invece di essere furiosa, confessa di aver aspettato solo 12 ore prima di aprire il pannello e che la macchina non funziona più. Lustig sbuffa, gli dà una pacca sulle spalle e gli dice che gliene venderà un’altra a metà prezzo, per soli 25000 dollari, in segno di buona fede.
I 10 comandamenti del truffatore
Lustig diventa molto ricco con i suoi ultimi colpi. Le vittime, di solito paurose di essere incriminate per aver tentato di falsificare soldi, evitano di denunciarlo. Ma le sue gesta iniziano a renderlo famoso e ad attirare le attenzioni della polizia. Viene arrestato nel 1924 a San Francisco e nel 1925 in Indiana, per truffa e falsificazione. Ma in entrambi i casi fugge dal carcere prima del processo senza lasciare tracce. Secondo la figlia, Lustig avrebbe fatto cucire dal suo sarto delle tasche segrete nella sua biancheria, dove teneva qualche migliaio di dollari per emergenza. Probabilmente le guardie erano facilmente corruttibili.
In questo periodo, Lustig avrebbe scritto i 10 comandamenti del truffatore per allenare i suoi discepoli e gli aspiranti truffatori che andavano a cercarlo per farsi insegnare qualcosa. Non ci sono prove che lo abbia davvero scritto lui, ma già che ci siamo…
- Sii un ascoltatore paziente (è ascoltando, non sfoggiando parlantina, che un truffatore porta a termine il colpo).
- Non apparire mai annoiato.
- Aspetta che l’altra persona riveli le sue opinioni politiche, poi digli che tu la pensi uguale.
- Lascia che l’altra persona riveli le sue credenze religiose, e poi di di avere le stesse.
- Fai un accenno a un discorso di natura sessuale, ma non continuarlo a meno che l’altra persona non mostri un grande interesse per l’argomento.
- Mai parlare di malattie, a meno che non mostrerai grande preoccupazione.
- Non cercare mai di ficcare il naso nelle questioni private degli altri (te le riveleranno loro, più tardi).
- Mai vantarti. Lascia che la tua importanza sia silenziosamente ovvia.
- Non essere mai trasandato.
- Non ubriacarti mai.
Billie Mae Scheible, la Granduchessa del Vizio
Nel 1925, Lustig è in un bordello di alta classe a Philadelphia. Viene accolto dalla proprietaria, la leggendaria Billie Mae Scheible. Lustig ha sentito parlare di lei, è una donna con profonde connessioni nel crimine organizzato che ha aperto bordelli di lusso per ricchi e politici in tutte le città della costa orientale americana. Viene soprannominata la Granduchessa del Vizio da clienti e polizia.
Lustig, invece, si presenta come il solito conte slavo e le chiede se ha mai sentito parlare del dottor DuBray. Il giorno dopo è in fuga con un bottino di oltre 50000 dollari, sul primo treno che abbandoni lo stato. Ma Billie Mae ha bordelli e contatti dappertutto e, nel giro di poche settimane, riesce a ritrovarlo.
In una manovra da film sdolcinato, Lustig le restituisce i soldi, Billie Mae decide di non vendicarsi e i due diventano amanti. Come racconta la figlia Betty, questa non era una scappatella di una notte: vivevano assieme. Nel giro di un paio di mesi, la moglie Roberta, frustrata dal comportamento di Lustig, chiede e ottiene il divorzio.
Lustig le lascia comunque accesso a diversi conti bancari e cassette di sicurezza. Roberta non tradirà mai i suoi segreti con la polizia. La figlia Betty viene mandata a una scuola privata, dove ogni tanto Lustig va a trovarla.
Victor Lustig: l’uomo che ha venduto la Torre Eiffel
Nel maggio 1925 Victor Lustig ha un nuovo piano, quello che lo renderà uno dei più famosi truffatori della storia. Ha letto degli articoli che parlano degli esorbitanti costi di manutenzione della Torre Eiffel, un monumento che nel 1925, nonostante fosse in piedi da oltre 35 anni, aveva ancora qualche detrattore che voleva buttarlo giù. E questo gli ha dato un’idea.
Parte assieme a Collins, un piccolo truffatore che conosce bene il francese, e prende il primo transatlantico per l’Europa. La loro destinazione è Parigi. Qui Lustig falsifica dei documenti e delle lettere dai vari ministeri del governo francese e, spacciandosi per un funzionario importante, ottiene una suite a credito in un lussuoso albergo.
Con la carta intestata del ministero, scrive lettere ai sei più grandi commercianti di ferro di Parigi, invitandoli a discutere di una questione di massima sicurezza in cui è coinvolto il governo.
I polli arrivano e vengono accolti in una camera sfarzosa, dove gli viene offerto champagne e paté di fegato d’oca. Victor Lustig arriva durante il banchetto e spiega le cose in modo diretto. “Il governo francese sta per demolire la Torre Eiffel.” Spiega che a causa di alcuni difetti di progettazione la torre sta per crollare e ripararla costerebbe troppo.
Ma molti francesi, ormai, la amano e dichiararlo pubblicamente potrebbe portare a una crisi politica. La dichiarazione, quindi, verrà rimandata finché non ci sarà un’offerta concreta per le 7000 tonnellate di ferro che compongono la torre.
“Andre Poisson”, l’uomo che voleva la Torre Eiffel
Gli imprenditori invitati si mostrano moderatamente interessati. Ma uno sembra deciso a chiudere l’affare più velocemente possibile, facendo offerte a rialzo e mostrandosi agitato. Gli articoli e i libri sull’argomento lo hanno immortalato come Andre Poisson, ma anche questo è quasi sicuramente un nome falso per proteggere l’identità della vittima.
Lustig riceve le offerte, dice che si farà risentire e saluta gli imprenditori. Ma ferma Poisson. Una volta che sono soli, inizia a lamentarsi di tutte le spese che ha in casa e coi figli malati, e di come lo stipendio da funzionario sia così basso da non potergli permettere di comprare neanche—
“Basta così.” Lo interrompe Poisson. “Sono un uomo di mondo, so come funzionano queste cose.” Tira fuori il libretto degli assegni e paga il prezzo della Torre assieme a una cospicua mazzetta per assicurarsi la collaborazione del sedicente funzionario pubblico. La cifra è andata perduta: non sappiamo quanto ha fruttato questo colpo.
A questo punto Lustig incassa l’assegno, raccoglie i complici e parte per l’Austria, dove prende una camera in un altro hotel di lusso. Passano le settimane: Victor Lustig legge i giornali francesi, ma non appare nessuna notizia riguardo il suo colpo. Come molte sue vittime, Poisson si è probabilmente vergognato a tal punto della propria dabbenaggine, da decidere di incassare il colpo e non avvertire le autorità.
Stando al libro di Maysh, a questo punto, Lustig e Collins fanno le valige e tornano a Parigi, dove ripetono lo schema e riescono a vendere la Torre Eiffel una seconda volta. Su questo colpo in particolare, però, non fa dettagli sulla vittima e sulla dinamica. E altre fonti riferiscono invece che una delle nuove vittime, insospettita, chiama la polizia e Lustig è costretto a fuggire in America prima di mettere a segno il colpo.
Victor Lustig si mette nei guai coi servizi segreti
Il 4 agosto 1925 Roberta Noret, divorziata dal secondo marito, si risposa con Victor Lustig. Ma la vita familiare non dura a lungo. Victor commette truffe in America e in Francia, riesce ad evadere ogni volta che viene arrestato, ma nel 1928 ha un piccolo incidente.
Commette una truffa sul modello Marchand e ruba 16000 dollari a Thomas Kearns, un ricco uomo d’affari. Ma Kearns, a differenza di altre vittime, non si vergogna affatto di chiamare la polizia. E dato che è un uomo abbastanza influente, mette pressione sulle forze dell’ordine per arrestare il malfattore.
Pochi mesi dopo Lustig è su una nave per Boston. Sa che al porto lo aspetteranno i poliziotti, allertati da Kearns. Per trarsi d’impaccio, si inventa uno stratagemma da film, che però sancirà l’inizio della sua fine.
Fa mandare un telegramma ai servizi segreti, dove si presenta col suo vero nome, e dice di avere informazioni importanti riguardo operazioni di falsari e cospirazioni contro il presidente. Purtroppo ha bisogno di aiuto per evitare il porto, a causa di un piccolo fraintendimento col signor Kearns. In qualche modo, il suo discorso riesce a convincere e arriva una barca dei servizi segreti a prelevarlo.
Viene interrogato dall’agente Peter Rubano, l’uomo che ha arrestato Ignazio Lupo e altri importanti mafiosi italo-americani. Lustig lo riempie di supercazzole per ore, dandogli informazioni inutili, finché Rubato, scocciato, decide che questo Lustig deve essere un mitomane o un idiota, e lo fa accompagnare alla porta.
Victor Lustig, il più grande falsario d’America
Per un po’ Lustig continua con le sue truffe, ma nel 1929 arriva la crisi economica, e trova sempre meno polli disposti ad affidargli grosse somme di denaro senza garanzie.
In questo periodo, secondo una storia priva di fonti, Lustig avrebbe truffato Al Capone. Ogni giornalista la riporta in modo diverso, e la costante è che l’unica fonte è un singolo giornale (che non sono riuscito a leggere). Lustig avrebbe proposto un investimento ad Al Capone, da 20 o 50mila dollari. Dopo due mesi, Lustig si rende conto di quanto è pericoloso Capone e decide di restituirgli i soldi. O forse il suo investimento è davvero andato male. O forse era il suo piano. Il punto è che Al Capone, colpito dalla sua onestà, gliene lascia 1000. O 5000. Avete capito il senso.
In ogni caso, Al capone gli lascia poco denaro. Lustig è al verde e la sua amante, Billie Mae, lo aiuta dato che gli affari, nei suoi bordelli di lusso, vanno ancora alla grande. Ma Victor capisce che deve trovare per l’ennesima volta una nuova idea, se vuole mantenere il suo stile di vita raffinatissimo.
Ai tempi delle false etichette, Lustig ha conosciuto diversi artisti con un talento per la falsificazione. Riallaccia i contatti con William Watts, un farmacista con la passione per l’incisione e i due iniziano a lavorare assieme.
William Watts si rivela un tipo con la mentalità da atleta olimpionico e lavora fino a ottenere un prodotto perfetto. Nel frattempo Lustig organizza una serie di corrieri per distribuire i soldi, utilizzando anche bambini e anziani. La maggior parte dei corrieri non ha idea di star trasportando soldi falsi, e non sanno che c’è Lustig dietro l’operazione.
La truffa dello sceriffo Miller
Il business delle banconote false va alla grande, ma Lustig ha imparato ormai che non bisogna mettere tutte le uova nello stesso cesto. Elabora nuove truffe e, vista la crisi negli Stati Uniti, decide di tentare la fortuna in Messico, dove prova a vendere le sue macchine dei soldi.
Ma i messicani sono meno tonti del previsto e, dopo mesi di tentativi, Lustig è al verde e decide di tornare in America. Ma, mentre passa il confine, viene arrestato per una truffa commessa anni prima.
Lo ferma lo sceriffo Miller, tutore dell’ordine locale nonché funzionario pubblico addetto alla riscossione delle tasse. Miller ama le raffinatezze della vita, proprio come Lustig, e lavorare in un paesino di confine gli sta stretto.
Lustig, parlandoci, ci diventa amico e riesce a farsi confessare che lo sceriffo ha speso oltre 30000 dollari di soldi di tasse che avrebbe dovuto riscuotere e dare all’agenzia delle entrate. Lustig fa spallucce e ridacchia “Siete preoccupato per una cifra irrisoria come 30000 dollari? Avete mai sentito parlare del dottor DuBray, sceriffo?”
Lustig, oltre a cucirsi mazzette di emergenza nelle mutande, ha lasciato nelle cassette di sicurezza di un sacco di stazioni americane soldi, soldi falsi, macchine dei soldi e finti buoni del tesoro. Come una specie di bat-cintura, ma più utile.
Victor Lustig fa arrestare un poliziotto
Lustig, quindi, propone allo sceriffo di usare la sua macchina dei soldi per togliersi di impaccio. In cambio, oltre al rilascio immediato, chiede un misero pagamento di 25000 dollari, a malapena sufficienti a rientrare nelle spese di produzione dell’incredibile macchina.
Miller accetta, gli dà altri soldi rubati dalle tasse e lo lascia libero. In una paio di giorni realizza cosa è successo e decide di risolvere la faccenda da solo. Dà la caccia a Lustig per mesi e, alla fine del 1931, stando al libro dell’agente Johnson, riesce a ritrovarlo mentre pranza in un ristorante di lusso a Chicago.
Miller non è qui in qualità di poliziotto (anzi è fuori dal suo Stato), ma come privato cittadino, armato di pistola, che vuole giustizia. Estrae l’arma nel ristorante e minaccia Lustig, intimando a seguirlo.
Ma il truffatore resta calmo. Risponde che chiaramente Miller deve aver rotto la macchina perché non avrà aspettato le 18 ore richieste. Ma capisce il suo stress e sarà ben felice di ripararla gratuitamente. Lascia allo sceriffo 50000 dollari di “acconto” per dimostrare la sua buona fede. E per finire aggiunge che, prima di poter riparare la macchina, dovrà concludere un lavoro a Chicago, questione di una settimana. Nel frattempo invita lo sceriffo a prendersi una meritata vacanza, utilizzando i soldi appena ricevuti.
Miller, incredibilmente, accetta e un paio di giorni dopo viene arrestato per spaccio e possesso di banconote false (i soldi dati da Lustig). Vengono fuori gli altri suoi crimini e viene condannato al carcere.
Miller sarà sempre avarissimo di informazioni su Lustig, affermando che non deve essere arrestato perché vuole ucciderlo con le sue mani. Fregare un poliziotto è un conto, fregarlo due volte e farlo arrestare è un numero raro.
Tutte le cose belle devono finire
Finita l’avventura con Miller, Victor Lustig scopre che sua moglie Roberta Noret, esasperata per tutte le sue amanti, ha deciso di divorziare di nuovo. Si risposano entrambi e, nota la figlia Betty, questa volta prendono davvero le distanze.
Intanto Lustig riprende le sue operazioni di falsario assieme al suo amico Watts. Nei successivi 4 anni, producono e mettono in circolo milioni e milioni di dollari. L’operazione ha un tale successo che Lustig inizia a produrre falsi di diversa qualità per venire incontro alle richieste dei diversi clienti. Dalle banconote super-economiche ai falsi irriconoscibili.
Ma anche chi non capisce l’economia sa che non si possono stampare e mettere in circolo grosse quantità di banconote senza conseguenze. E, oltre al fluttuare dei prezzi e l’aggravarsi della crisi economica a New York e in tutta la costa orientale, i soldi falsi attirano anche le attenzioni della polizia.
L’agente dei servizi segreti Peter Rubano e l’agente Johnson vengono chiamati per mettere su una squadra speciale e capire chi sta mettendo in giro tutti questi soldi falsi. In breve le indagini li mettono sulle orme di Lustig.
Il truffatore truffato
Per quasi un anno Johnson e Rubano (assieme a molti altri agenti) danno la caccia a Victor Lustig. Il conte truffatore è bravo a travestirsi e a far perdere le sue tracce, e per un po’ riesce a sfuggire alla polizia. Ma il 10 maggio 1935, Rubano e Johnson lo beccano mentre sta viaggiando in macchina e lo fermano puntandogli contro le pistole.
Lustig avrebbe riconosciuto Rubano e accettato di seguirlo, forse sperando di riuscire a turlupinarlo di nuovo con le sue supercazzole. Ma le cose andranno diversamente.
Rubano promette, in modo ufficioso, grossi sconti di pena e addirittura la libertà in cambio di informazioni su come falsifica le banconote. Lustig non fa il nome di Watts, ma gli consegna le chiavi di un armadietto di una stazione dove ha chiuso due vecchie matrici con cui facevano soldi falsi l’anno prima, assieme a decine di migliaia di dollari contraffatti.
Ma Rubano capisce che manca qualcosa e dice che il patto è saltato. Lustig viene arrestato. Secondo un reporter, a un agente che gli dice “Sei il truffatore più furbo della storia”, avrebbe risposto: “Non credo. Mi sono fatto fregare da voi, dopo tutto.”
Victor Lustig fugge dal carcere
Lustig passa l’estate al fresco, in attesa del processo. Ma è un uomo dalle 1000 risorse e riesce di nuovo a fuggire. Questa volta, però non corrompe le guardie (scelte appositamente per non lasciarsi abbindolare), ma opta per un metodo più tradizionale. In tre mesi, scuce lenzuola e, con i fili ricavati, intreccia una corda di 15 metri. Riesce a rubare delle pinze e a nasconderle, tenendole sempre legate all’avambraccio.
Durante il pomeriggio del primo settembre 1935, in piena luce, raggiunge la lavanderia del carcere e taglia un buco nella rete che chiude la finestra. Lega la corda al calorifero, stringe bene e inizia a calarsi dal terzo piano del carcere.
È giorno, e ben presto viene notato. Ma si è portato dietro una spugna e del sapone e, con questi si mette a pulire le finestre, come se fosse un lavavetri. La commedia funziona, Lustig finisce di pulire le finestre, scende giù e se ne va passeggiando senza che nessuno abbia nulla da ridire.
Una storia del genere suonerebbe incredibile anche in un episodio di Spongebob.
Il crollo dell’impero
Nonostante la fuga di Lustig, la polizia continua a investigare sulla sua rete criminale e arrivano ben presto altri arresti. A fine settembre, trovano il laboratorio di Watts che viene arrestato. Jeff Maysh, che non sembra avere una grande simpatia per l’agente Rubano, dipinto come un arrogante pallone gonfiato, racconta un episodio buffo, raccontato da Watts durante il processo
Rubano, negli ultimi mesi, era finito più volte in prima pagina grazie all’arresto di Lustig e alla conseguente promozione ricevuta. E questo gli faceva molto piacere: ritagliava gli articoli, li mostrava a tutti e passava il tempo libero a riraccontare del suo glorioso arresto.
Quando bussa al laboratorio e trova Watts gli avrebbe detto. “Sai chi siamo, Bill, ci è voluto un bel po’ per trovarti.”
E Watts, un tipo che non leggeva i quotidiani neanche sotto minaccia, avrebbe risposto con una faccia basita, senza capire.
“Sono l’agente Rubano. Sai benissimo chi sono.”
Watts scuote la testa “Non ho idea di chi tu sia.”
“Sono Peter Rubano. Hai letto di me sui giornali e sulle riviste.”
Watts continua a non capire e Rubano, infuriato, ordina di sfondare la porta.
All’interno trovano le matrici e i vari macchinari per stampare soldi. L’operazione è finita.
L’arresto finale
Lustig, intanto, continua la sua fuga. Ma ora che la polizia sta arrestando tutti ci sono sempre più persone disposte a dare informazioni sul suo conto. Abbandona New York e va alla scuola privata della figlia. Ha fatto molte generose donazioni nel corso degli anni, e le suore che gestiscono la scuola si mostrano molto indulgenti col criminale. Non solo non chiamano la polizia ma danno modo a Lustig e Betty di vedersi in modo discreto.
Quando la polizia capisce dove si è nascosto, taglia di nuovo la corda. Secondo le sue dichiarazioni avrebbe passato qualche notte in uno dei Bordelli di Billie Mae, in cui sarebbe venuto a divertirsi il capo della polizia, dopo una giornata stressante passata a dargli la caccia.
Dopo 28 giorni di fuga, Lustig viene di nuovo fermato mentre è in macchina. Tenta una fuga rocambolesca, ma l’auto della polizia riesce a bloccarlo. Probabilmente a dare le informazioni alla polizia sarebbe stata Billie Mae.
Secondo il resoconto di Betty Lustig, invece, sarebbe stato il nuovo marito di Roberta Noret, gelosissimo della sua precedente relazione. Ma tutti gli altri autori che hanno analizzato la storia ritengono improbabile che il nuovo marito di Roberta, per quanto odiasse Lustig, potesse avere informazioni concrete sui suoi spostamenti.
Billie Mae, d’altra parte, stava diventando molto gelosa delle nuove amanti di Victor Lustig (a cui offriva pellicce, auto e vita di lusso sovvenzionandole coi proventi dei bordelli di Billie Mae). Inoltre Lustig, quando si vede rifiutare altri regali, la avrebbe truffata per 100000 dollari, costringendola a chiudere un bordello.
Nonostante la presunta collaborazione, Billie Mae viene arrestata poco tempo dopo, per evasione fiscale e sfruttamento della prostituzione. E così, anche il granducato del vizio crolla.
La fine di Victor Lustig
Il processo a Victor Lustig inizia il 4 dicembre 1935. Viene accusato di truffa e di aver messo in circolo 2 milioni e mezzo di dollari falsi. Secondo le stime di alcuni agenti sul caso, nel 1935, il 50% delle banconote false in circolo negli Stati Uniti provenivano dai laboratori di Lustig e Watts.
Viene chiamato a testimoniare anche Watts, che spiega nel dettaglio i metodi di distribuzione e la logistica organizzati da Lustig. Prima che venga a testimoniare anche l’ex sceriffo Miller, Lustig, frustrato, fa un passo falso e si dichiara colpevole.
Viene condannato a 20 anni di reclusione, da scontare nel famigerato carcere di Alcatraz. La vita nel carcere federale è dura. Lustig scrive lettere al governo americano, proponendo operazioni bislacche in cambio della libertà. Propone un nuovo tipo di inchiostro chimico molto economico. Chiede di essere liberato nella Germania nazista per falsificare i marchi e far crollare la loro economia.
Le richieste vengono respinte.
La morte di Victor Lustig
Passano gli anni. Lustig ogni tanto incontra la figlia Betty, che lo viene a trovare, accompagnata da Roberta Noret, che nel frattempo ha divorziato di nuovo.
Intanto, grazie alle impronte di Lustig, poliziotti in tutti gli Stati Uniti riescono finalmente a risolvere casi vecchi di anni. I giornali parlano sempre di più delle imprese del Conte Victor Lustig, e alcune vittime ingoiano la vergogna e si fanno avanti.
Lustig diventa sempre più debole e malato. Alcatraz è un luogo gelido, con turni massacranti di lavori all’aperto. Lustig prende la polmonite e inizia a fare richiesta per essere trasferito in ospedale. Ma tutti lo conoscono come un truffatore e bugiardo impenitente e le richieste vengono respinte.
Dopo qualche mese di “al lupo al lupo!”, nel novembre 1946, Victor Lustig crolla a terra con la febbre alta e un “bubbone” rigonfio sulla fronte. A dicembre viene finalmente accolta la sua richiesta di essere trasferito in ospedale. Lo portano nell’ospedale di Springfield, in Missouri, la città dove truffò “Marchand”.
Passa circa 3 mesi in ospedale, senza alcun tentativo di fuga, visto che non riesce nemmeno più a parlare o a camminare.
La figlia Betty racconta di aver passato le ultime ore assieme al padre morente, comunicando in codice morse, come faceva quando era bambina. “Ti amo, Skeezix [soprannome di Betty]” sarebbero state le ultime parole che le avrebbe detto.
Lustig muore di polmonite l’11 marzo 1947. Il funzionario che riempie il suo certificato di morte, secondo la leggenda, scrive nel campo occupazione “apprendista venditore”.
Betty, per ragioni che non svelerà mai, riuscirà a fare un funerale discreto e a nascondere alla stampa la morte del padre fino al 1949. Scriverà una biografia di Victor Lustig che però usci postuma, nel 2011.
Victor Lustig contro il fuhrer
William Watts è stato condannato a 10 anni di carcere e… poi non so che fine ha fatto. Stessa cosa per Billie Mae e gli altri complici e vittime di Lustig. Ma l’eredità di Lustig continuerà nei film e nei romanzi.
E nelle truffe. La scatola dei soldi (a volte chiamata anche scatola romena) è un qualcosa che viene ancora utilizzato dai truffatori più audaci, come Foutanga Babani Sissoko, il mago dei soldi. Riguardo la scatola dei soldi: non è un’invenzione di Victor Lustig… o forse se l’è inventata da solo, in modo indipendente, ma Victor non è stato il primo criminale a tentare un colpo simile. E, visto il nome “scatola romena”, avrete già capito da soli che questo crimine sarebbe stato commesso per la prima volta da un inglese, stando al libro di Maysh.
Non è raro vedere, in corsi (o post di blog che vogliono vendere corsi) di marketing, riferimenti a Lustig e alle sue tecniche, per creare una connessione con gli altri e apparire degni di fiducia.
Riguardo la vendita di monumenti storici, Lustig non è stato né il primo né l’ultimo a riuscire in un’impresa simile. E se vi interessa l’argomento, dovreste leggervi anche la storia di Gregor McGregor, un uomo che ha “veduto” un’intera nazione inesistente.
E per finire esistono leggende metropolitane su Lustig, che in realtà sarebbe stato rilasciato e mandato in missione segreta in Germania dal presidente degli Stati Uniti. È un peccato che sia solo una leggenda: leggere le avventure di Lustig contro i nazisti sarebbe stata una cosa grandiosa. Pazienza: se non altro abbiamo un nuovo What if per gli esercizi di worldbuilding e scrittura.
Storia incredibile e affascinante. E tu la racconti benissimo.
PS nella foto c’è la torre di Pisa, non Eiffel